cctm collettivo culturale tuttomondo Patrizia Cavalli Le mie poesie non cambieranno il mondo
Poco di me ricordo
io che a me sempre ho pensato.
Mi scompaio come l’oggetto
troppo a lungo guardato.
Ritornerò a dire
la mia luminosa scomparsa.
Patrizia Cavalli
da Le mie poesie non cambieranno il mondo, Einaudi, 1974
foto: Rosita Delfino – fair use
In Le mie poesie non cambieranno il mondo Patrizia Cavalli traduce un comune sentire, mette in luce la frattura insanabile tra gli artisti (o i cosiddetti intellettuali) e la società.
Credere che la lingua della poesia abbia un potere superiore a quello degli altri mezzi di comunicazione è un’illusione: la poeta, appena nata sotto la stella di Morante, questo ce lo dice subito come un affronto o una constatazione inevitabile. Eppure l’aspetto interessante di questo suo breve e folgorante componimento è proprio il paradosso che propone: ci sta dicendo che la poesia è destinata a finire, eppure ci dimostra che la poesia non è finita.
Patrizia Cavalli (Todi, 17 aprile 1949 – Roma, 21 giugno 2022) è stata una poetessa e scrittrice italiana, una delle voci più conosciute e amate della poesia contemporanea.
Ha scritto: Le mie poesie non cambieranno il mondo (1974); Il cielo (1981); Poesie 1974-1992 (1992); Sempre aperto teatro (1999), con il quale ha vinto il premio Viareggio-Repaci; La Guardiana (2005); Pigre divinità e pigra sorte (2006); Flighty matters (2012); Datura (2013).
Si è dedicata anche a traduzioni per il teatro, e nel 2012 ha pubblicato, con la musicista D. Tejera, Al cuore fa bene far le scale, CD e libro con poesie e musiche originali nate dalla collaborazione tra le due artiste.
Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di prose Con passi giapponesi, finalista al Premio Campiello 2020; è dello stesso anno la raccolta di versi Vita meravigliosa.
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