centro cultural tina modotti Patrizia cavalli (ITALIA)
di Patrizia Cavalli (Italia)
Un gatto che dorme il pomeriggio
nel larghissimo letto padronale
in un punto qualunque, però comodo,
che si sveglia in un’ora qualunque
perché qualcuno passa e lo carezza,
non si sveglia del tutto né si chiede
chi è che lo carezza, ma si sporge
del sonno solo un po’
per stirarsi in arrendevole lunghezza
perché duri di più quella carezza.
Forse cosí potrebbe essere l’amore.
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de Patrizia Cavalli (Italia)
Un gato que duerme la siesta
en el amplísimo lecho de su dueño,
en un punto cualquiera, pero cómodo,
que se despierta a una hora cualquiera
porque alguien pasa y lo acaricia,
no se despierta del todo ni se pregunta
quién lo acaricia, sino que se asoma
del sueño sólo un poco
y se estira en su flexible largura
para que dure más aquella caricia.
Tal vez así podría ser el amor.
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da Sempre aperto teatro, Einaudi, Turín, 1999
traduzione: Emilio Coco
opera: Claude Monet, Gatto che dorme sul letto, 1870
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Già dal titolo, Sempre aperto teatro, la poetessa allude a un luogo deputato a una rappresentazione (in questo caso si tratta di luogo mentale prima ancora che fisico) in cui si svolge un certo comportamento amoroso, o meglio, la storia di un amare in cui le protagoniste (un Io poetico perduto in una alterità affettiva intensa e struggente e un tu ben lungi dal condividere il tentativo disperatamente coinvolgente di questo amore) giocano un copione, la parte rigidamente strutturata di una tragedia umana – modernissima e pur antica -, quella dell’amore vuoto e insoddisfacente.
Ecco che il termine teatro, evocando tutto un mondo di finzione, maschere, tragedia, recita, si rivela essere un elemento importante a cui riferirsi per una chiave di lettura dell’opera. Un copione logoro e logorante, giocato per abitudine, senza sapere il perché si è cominciato a giocarlo. (L. Marini)
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