collettivo culturale tuttomondo Mattia Tarantino (Italia)
Bruciasse l’alfabeto rimarrebbero
intatti i segni del tuo nome.
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Mattia Tarantino
da L’età dell’uva, Giulio Perrone Editore, 2021
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foto: Bill Henson – fair use
Mattia Tarantino è nato a Napoli nel 2001. Cura la sezione di poesia per la piattaforma artistica Nefele; fa parte della redazione di Bibbia d’Asfalto – Poesia urbana e autostradale; è co-direttore di Inverso – Giornale di poesia.
È presente in diverse riviste e antologie. Sue poesie sono state tradotte in russo, greco, inglese e siciliano. Ha pubblicato Fiori estinti (2019), Tra l’angelo e la sillaba (Terra d’ulivi edizioni, 2017) e L’età dell’uva (Giulio Perrone Editore, 2021).
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Recensione di Giuseppe Martella
Fin dalla sua prima precocissima uscita con Tra l’angelo e la sillaba, ad appena sedici anni, Mattia Tarantino è apparso, forse troppo in fretta, come un predestinato e battezzato come il Rimbaud italiano. La precocità dell’esordio, alcune immagini e sinestesie fulminanti, possono giustificare questo accostamento col grande poeta francese. Da cui però lo stesso Tarantino ha cercato per tempo di prendere le distanze, sottolineando in una bella intervista rilasciata a Silvia Castellani su Satisfiction che il suo poeta d’elezione è piuttosto Dylan Thomas.
In realtà nella poesia del nostro, nel coro di voci del passato, spiccano quelle di entrambi questi due maestri dai temperamenti peraltro diametralmente opposti, come fosse tra Apollo e Dioniso, il nume della visione e quello dell’ebbrezza.
L’età dell’Uva segna una svolta netta nella poesia di Tarantino e ne annuncia una nuova stagione: lo fa nel segno dell’amico scomparso, Gabriele Galloni. Nell’evocazione del suo nome e nell’allocuzione diretta della sua persona, ombra e maschera gigantesca in cui convengono in chiaroscuro tutte le ombre dei ricordi e le voci dei poeti estinti, sicché egli funge da mentore e da guida, il Virgilio di questa discesa agli inferi, l’interlocutore eletto, il “tu” costantemente interpellato, che sta anche nel contempo per il lettore ideale dei suoi versi.
L’età dell’uva è un autunno in cui fermenta il mosto e l’annuncio di una nuova primavera in cui le voci della tradizione lirica verranno vagliate e rimescolate, per trarne del buon vino a giusta gradazione alcolica, affinché l’ebbrezza stimoli la visione senza però offuscarla. Si tratta dunque di un annuncio e di un programma poetico, contenuto in un offertorio, nel cerimoniale di un atto d’amore nei confronti dell’amico scomparso. Con cui instaura un dialogo serrato e commosso che taglia la lingua e incrina la voce, espropriando l’io poetico della sua visione per porlo di fronte all’enigma dell’Altro vicino e perturbante, ubiquo e irraggiungibile: il morto che raccoglie tutti i morti che in noi ancora vivono.
collettivo culturale tuttomondo Mattia Tarantino (Italia)