cctm collettivo culturale tuttomondo Iosif Brodskij (Russia)
Siamo tutti a Natale, un po’ Re Magi.
Negli empori, fanghiglia e affollamento.
La gente, carica di mucchi di pacchetti,
mette un bancone sotto accerchiamento
per un po’ di croccante al gusto di caffè
così ciascuno è cammello e insieme re.
Reticelle, sacchetti, borse della spesa,
colbacchi e cravatte che vanno di traverso.
Effluvi di vodka, odori di pino e baccalà
e di cannella, mandarini e mele.
Marea di volti, e per via del vento misto a neve
il sentiero verso Betlemme non si vede.
Quelli che portano i modesti doni
saltano sui mezzi, sfondano i portoni,
spariscono negli abissi dei cortili,
eppure sanno che la grotta è vuota:
niente greppia, né un bue con l’asinello,
o Colei che circonfusa è da un aureo anello.
Il vuoto. Ma basta immaginarlo con la mente,
e dal nulla, di colpo un guizzo luminoso.
Deve saperlo Erode che quanto più è potente,
tanto più certo, ineludibile è il prodigioso evento.
La costanza di tale affinità è il meccanismo fondante della Natività
E adesso ovunque festeggiano
il Suo avvento, mettendo tutti i tavoli vicino.
Ancora non serve la stella nel turchino,
ma già si può vedere da lontano
la buona volontà di ogni figlio d’Adamo,
mentre i pastori attizzano i falò
Fiocca la neve: non fumano i comignoli
sui tetti, squillano invece. I volti come macchie.
Erode beve. Le donne nascondono i piccini.
Chi sta giungendo – non si sa mai:
ignoriamo i presagi, e il cuore sull’istante
potrebbe non ravvisar un forestiero nel viandante.
Ma quando, nel gelo della porta spalancata,
una figura avvolta nello scialle emerge
dalla foschia fitta della notte,
senti esistere in te senza vergogna
il Bambino e lo Spirito Santo;
poi guardi il cielo ed eccola – la Stella.
Iosif Brodskij
da Poesie di Natale, Adelphi, 2004

immagine dal web
Iosif Brodskij (Leningrado, 1940 – New York, 1996) è stato un poeta, saggista, drammaturgo e critico d’arte russo naturalizzato statunitense, Premio Nobel per la letteratura nel 1987.
Esordì nel 1958, pubblicando alcune poesie in una rivista clandestina: riconosciuto come uno dei lirici più dotati della sua generazione, ebbe il sostegno di Anna Achmatova che gli dedicò una delle sue raccolte (1963). Nel 1964 venne arrestato con l’accusa di parassitismo e condannato a cinque anni di lavori forzati, dopo un processo che scatenò violente reazioni nell’opinione pubblica mondiale. Rilasciato dopo diciotto mesi, tornò a vivere a Leningrado, dedicandosi soprattutto alla traduzione di poeti inglesi (Donne, Hopkins). La sua raccolta di versi Fermata nel deserto usciva intanto a New York, nel 1970. Nel 1972 fu costretto dalle autorità sovietiche a emigrare, e si stabilì negli Stati Uniti, dove tenne corsi in varie università e svolse ampia attività pubblicistica (Fuga da Bisanzio, Less than one, 1986) e poetica (Elegie romane, 1982).
Nel discorso pronunciato quando, nel 1987, fu insignito del premio Nobel per la letteratura, individuò le radici linguistiche e tematiche della sua opera di «classico contemporaneo» in quattro poeti: A. Achmatova, M. Cvetaeva, D. Frost e W.H. Auden. In Italia la sua opera è pubblicata da Adelphi.
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