collettivo culturale tuttomondo Elisa Ruotolo (Italia)
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da Corpo di pane, nottetempo, 2019
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foto: Patrizia Impagnatiello
Elisa Ruotolo è nata nel 1975 a Santa Maria a Vico (CE).
Insegna Italiano e storia in una scuola superiore. Ha esordito per nottetempo nel 2010, con la raccolta. Ho rubato la pioggia (vincitrice del Premio Renato Fucini e finalista al Premio Carlo Cocito; tradotto in America e in Francia). Nel 2014, ancora per le edizioni nottetempo, esce il suo primo romanzo. Ovunque, proteggici (Selezione Premio Strega 2014 e finalista al Premio Internazionale Bottari Lattes Grinzane). Ha pubblicato racconti su varie riviste tra cui Nuovi Argomenti e The FLR. Ultima pubblicazione in prosa (aprile 2018) il volume intitolato: Una grazia di cui disfarsi. Antonia Pozzi, il dono della vita alle parole (edizioni RueBallu). Nel 2019, per Interno Poesia, ha curato il volume Mia vita cara. Cento poesie d’amore e silenzio di Antonia Pozzi e, con l’editore nottetempo, la raccolta Corpo di pane (tradotta in spagnolo dall’Istituto Italiano di Cultura di Madrid).
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a cura di Giorgio Galli
Da tempo dico che la migliore poesia italiana degli ultimi anni è scritta da donne. È una poesia lontanissima dagli stereotipi sulla “scrittura femminile” e caratterizzata da una precisione di linguaggio che ha il suo antecedente illustre in Emily Dickinson.
Un esempio di questa scrittura è Corpo di pane di Elisa Ruotolo (nottetempo, 2019). Si apre questo piccolo libro e fin dalle prime righe se ne viene travolti: “Usatelo bene, il vostro dolore / ché non diventi mercanzia / né attiri corvi al pasto della pietà”. Dove troviamo un incipit così potente? Lo troviamo, ad esempio, nell’ultimo romanzo della stessa Ruotolo, Quel luogo a me proibito (Feltrinelli, 2021), che inizia con questa frase memorabile: “Tutto è cominciato prima di me”. Il che vale a dire che c’è una perfetta coerenza fra la Ruotolo autrice di poesie e la Ruotolo narratrice, che il suo mondo espressivo si presenta rocciosamente compatto.
Cosa resta, della lettura di questo libro?
Direi la sensazione di un biancore accecante, di una lingua che illumina una zona oscura per definizione, quella della psiche, provocando nel lettore una reazione perturbata di fascino e di panico. Priva di tecnicismi, spoglia -in apparenza- di qualsiasi armamentario retorico e ricca però di invenzioni metaforiche, la lingua di Elisa Ruotolo si dona al lettore come un corpo sacrificale. Ciò che l’autrice mette in scena è, senza alcun tentativo di mascheramento, la propria interiorità. Si mette a nudo con una singolare crudeltà Elisa Ruotolo, arrivando a definire il giorno della propria nascita “un errore anagrafico” e procedendo di errore in errore fino a “l’errore nella preghiera che fa sorridere Dio” -altra invenzione memorabile …