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Claudio Malacarne (Italia)

24/08/2018 By carlaita

collettivo culturale tuttomondo Claudio Malacarne

Claudio Malacarne è nato a Mantova nel 1956.

Nel corso degli anni ha frequentato lo studio del maestro Enrico Longfils, riuscendo a maturare quella sua ricerca pittorica che lo annovera tra i più fecondi coloristi del nostro tempo. Le sue opere grandi o piccole che siano attraggono subito l’attenzione del suo osservatore per la loro dirompente forza cromatica, alimentata da un continuo gioco ritmico dei colori.
Le sue pennellate corpose, stese sulla tela con ampia azione gestuale, evidenziano una pittura vigorosa e fortemente comunicativa, portando nel fruitore un forte impatto emotivo. Molto spesso vengono rappresentati paesaggi assolati e coloratissimi, che appartengono all’idea di Paesaggio Mediterraneo.

Mari, fiori, cieli, case e vicoli, che subito riconducono alla nostra memoria sensazioni di benessere legate ai paesaggi tipici delle estati italiane. Come negli Impressionisti, l’acqua e le ombre sono occasione di studio per l’artista, che le rappresenta in ogni sua opera. Dopo aver scoperto il realismo spagnolo di Joaquín Sorolla con il suo occhio indagatore ed i suoi colori fauvisti, diventa nell’ultimo decennio, l’artista dei “bagnanti” e dei “nuotatori”. “

In questi quadri si percepisce molto forte l’influenza di Matisse, ma anche l’incanto e lo stupore di Rimbaud e di Valéry”. Dal 1986 sono moltissime le mostre ed esposizioni dedicate a Claudio Malacarne, in tutte le capitali europee.

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Claudio Malacarne, Giardino Romano, 2001

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Claudio Malacarne was born in Mantua in the summer of 1956, when the sun had already entered the Cancer constellation. Since his very first works, drawing emerges as a privileged domain of action and reflection: very wide, autonomous and complementary to the pictorial practice. It’s an uninterrupted lab, a continuous diary, where an interior need is satisfied, the existential urge to possess reality through the image that recreates it. While attending the atelier of master Enrico Longfils, he passes trough the experiences of “different means”, from pencil, with which he dwells on the plasticity of subjects (especially in the study on animals), to the pen with Indian ink, first with minute and broken signs, then with denser and uninterrupted strokes, often diluted in liquid watercolours paintings, prelude to Natura morta con bottiglia, frutta e sveglia (1970), where his drawing fades away in the pictorial urge. Starting from the oil paintings of the’80s, the post-impressionist lesson of Gauguin and Van Gogh, Bonnard and Matisse is perceived, with a pictorial matter plein lumière, rather than plein soleil: in shades which are so subtly colored, so that they are no more readable as such, in the fluorescent and opalescent flash of switched bulbs in his “enchanted gardens” that shed light all over the landscape. There is a spurting of colors bouncing on palms, on seawater and on the house façades, quadrupling the luminous climax, in the net sensation that this – as in Proust narration or in Debussy music – is a lost instant in space and time, unique as a candid thought, imbued with quiet, which runs through the mind of a young girl in Ritratto della figlia Federica (1989). Though in tense, consistent, unexceptionable formal language, the works on Concerto jazz (2003-2008) are streaming with existential spirits, as if the painter leave in the close links of a valiant symbolist syntax the living, fleshy, fiery pieces of his primordial nature, uselessly hidden, or rather disguised with stubborn modesty. With his animal heads in Polittico (2007), he always fights between his own ideal platonic world, that is lucidly dialectic and extremely mental, and the big dark and tumultuous flow of blood of his senses. Due to this gap, the “fatigue of the painter” emerges and develops, the torment of his paintings, expressed in the color strength, the image entanglement, the overlapping and alternating of naturalistic and expressionistic data on the logic tissue of a neo-metaphysical figurative architecture. After discovering the Spanish realism of Joaquín Sorolla, his inquiring eye, the detective of the Fauves colors, becomes, in the last decade, the sharp, bitter artist of “bathers” and “swimmers”. He even started a fight against the character and following its own Pirandellian “One, no one and one thousands ”, he emphasized the physical appearance of the human figure immerged in the water of a swimming pool, first becoming the realist of a modern life explored with a vitriol torch, then he turns into – he, ironic and skeptical snatcher of portraits and animals put on the same level by a shared, insuppressible materiality –a sort of lost visionary, against his will. In these paintings the entire sumptuous and avid legacy of Matisse is found, but also the enchantment, the suspense, the anxious amazement of Rimbaud and Valéry.

Floriano De Santi

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Ci sono notti che non accadono mai e tu le cerchi Ci sono notti
che non accadono mai
e tu le cerchi 
muovendo le labbra.
Poi t'immagini seduto 
al posto degli dèi.
E non sai dire 
dove sia il sacrilegio:
se nel ripudio dell'età adulta
che nulla perdona
o nella brama 
d'essere immortale
per vivere infinite
attese di notti
che non accadono mai.
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foto © Diztantdreamer
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Sai quel luogo che sta fra il sogno e la veglia, d Sai quel luogo che sta fra il sogno e la veglia, dove ti ricordi ancora che stavi sognando? Quello è il luogo dove io ti amerò per sempre, Peter Pan. È lì che ti aspetterò. 
James Matthew Barrie
dipinto Spirit of the night, John Atkinson Grimshaw , 1879
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C’è un paio di scarpette rosse numero ventiquat C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
“Schulze Monaco”.
C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’ eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C’è un paio di scarpette rosse
a Buckenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
Joyce Lussu
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Carattere di Vincenzo Cardarelli (Corneto Tarquini Carattere di Vincenzo Cardarelli (Corneto Tarquinia, 1887 – Roma, 1959) … https://cctm.website/vincenzo-cardarelli-carattere 
#cardarelli #poesia #cctmwebsite #linkinbio #anoipiaceleggere #leggere #poesiaitaliana
Parigi, 25 gennaio 1920: Jeanne Hébuterne, compag Parigi, 25 gennaio 1920: Jeanne Hébuterne, compagna di Amedeo Modigliani, si lancia dalla finestra e muore. E' al nono mese di gravidanza. Il suo epitaffio recita: Devota compagna sino all’estremo sacrificio.
[ Sapete che cos’è l’amore, quello vero? Avete mai amato così profondamente da condannare voi stessi all’inferno per l’eternità? Io l’ho fatto…]
“Paulette Jourdain, che era allora una bambina, si ricorda che la notte in cui Modigliani morì all’ospedale, Zborowski non volle che Jeanne dormisse nello studio della Grande Chaumière. Paulette l’accompagnò in un piccolo albergo della rue de Seme. L’indomani Jeanne andò all’ospedale per rivedere Amedeo. Il padre, silenzioso e ostile, l’accompagnò. Rimase sulla soglia, racconta il dottor Barrieu, mentre Jeanne si avvicinava al cadavere. “Non lo baciò” scrive Stanislas Fumet, amico d’infanzia, con la moglie Aniuta, di Jeanne “ma lo guardò a lungo, senza dir nulla, come se i suoi occhi si appagassero della sua disgrazia. Si ritirò camminando a ritroso, fino alla porta. Conservava il ricordo del viso del morto e si sforzava di non vedere nient’altro”. L’indomani, all’alba, Jeanne Hébuterne si gettò dal quinto piano. “Sembrava un angiolo” disse Foujita, che non rifugge dalla cattiva letteratura. Chantal Quenneville scrive: “Jeannette Hébuterne si era rifugiata dai suoi genitori, cattolici offesi della sua unione con l’ebreo Modigliani, e non diceva una parola. Erano trascorsi due o tre giorni quando domandai ad Andre Delhay: ‘E Jeannette?’. Mi guardò male. Si era gettata, la mattina, dalla finestra del quinto piano della casa dei suoi genitori.”
dai ricordi della figlia di Jeanne e Modì, Jeanne Modigliani
dipinto: ritratto di Jeanne Hébuterne 1919
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Chandra Livia Candiani #chandraliviacandiani #poes Chandra Livia Candiani
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Sarebbe tutto più semplice se non ti avessero inc Sarebbe tutto più semplice se non ti avessero inculcato questa storia del finire da qualche parte, se solo ti avessero insegnato, piuttosto, a essere felice rimanendo immobile. Tutte quelle storie sulla tua strada. Trovare la tua strada. Andare per la tua strada. Magari invece siamo fatti per vivere in una piazza, o in un giardino pubblico, fermi lì, a far passare la vita, magari siamo un crocicchio, il mondo ha bisogno che stiamo fermi, sarebbe un disastro se solo ce ne andassimo, a un certo punto, per la nostra strada, quale strada? Sono gli altri le strade, io sono una piazza, non porto in nessun posto, io sono un posto.
Alessandro Baricco
foto Ann Skuld
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Antonia Storace Il cuore … https://cctm.website/ Antonia Storace Il cuore … https://cctm.website/antonia-storace-il-cuore
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Cecilia Roda #ceciliaroda #cctmfb #linkinbio #anoi Cecilia Roda
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FLORBELA ESPANCA di Paola Deplano Sono figlia dell FLORBELA ESPANCA di Paola Deplano
Sono figlia dell'amore, o piuttosto dello scandalo.
Mio padre era sposato con una donna, ma ha fatto i figli con un'altra. Due, per la precisione. Me e mio fratello. Questo, alle soglie del 1900.
Sin da piccola, ho creato poesie, prima ancora di scriverle.
Ricordo lunghi pomeriggi passati sotto il tavolo, a canticchiare nenie interminabili.
Dicono che fossi intelligente. Può darsi, visto che sono stata una delle prime donne laureate del Portogallo.
Questa presunta intelligenza, però, invece di facilitarmi la vita, me l'ha resa più complicata. Ciò che per chiunque era scontato, per me diventava impossibile, perchè analizzavo i pro, i contro, le conseguenze e le catastrofi di qualsiasi decisione, persino la più semplice.
Dicono che fossi bella, anche se io mi sono vista sempre brutta. Agli uomini piaceva il mio sorriso. Dicevano tutti così, sembrava si fossero parlati l'un l'altro. E se hanno detto tutti la stessa cosa, doveva essere vera. Per forza.
Mi sono sposata tre volte, tre volte ho divorziato e, non mi vergogno a dirlo, ho avuto anche altri uomini.
Ci amavamo, all'inizio. Poi succedeva qualcosa, qualcosa di sempre diverso, e finiva lì.
Chi dice che si può amare la stessa persona tutta la vita mi fa rabbia, perché sta mentendo, sapendo di mentire.
Sono rimasta incinta molte volte, ma non ho mai stretto un bimbo al seno. Sognavo, vomitando nel bagno. Sognavo una bambina, da riempire di baci e nastri rossi tra i capelli scuri.
Purtroppo, tutte le volte, finiva così: un mare di sangue e l'addio inevitabile.
Poi un giorno è morto  anche mio fratello.
A quel punto c'era rimasta solo la poesia.
Evidentemente, troppo poco per vivere.
L'8 dicembre, il giorno del mio trentaseiesimo compleanno, ho preso le pillole per dormire. Tutto il flacone.
illustrazione collage con sovrapposizioni digitali @dina_atelier_d 
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foto: Vincenzo Ferdinandi, Elsa Martinelli con un foto:  Vincenzo Ferdinandi, Elsa Martinelli con un tailleur della linea Sfinge, 1955 
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Sono più le cose che ci spaventano di quelle che Sono più le cose che ci spaventano di quelle che ci minacciano effettivamente, e spesso soffriamo più per le nostre paure che per la realtà.
Seneca
foto Laura Makabresku
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opera: Gianfranco Baruchello, Lo stato attuale del opera: Gianfranco Baruchello, Lo stato attuale delle cose, 1974 … https://cctm.website/gianfranco-baruchello-italia
#gianfrancobaruchello #arte #cctmwebsite #cctmfb #linkinbio #anoipiaceleggere #leggere
Due modi ci sono per non soffrire. Il primo riesce Due modi ci sono per non soffrire.
Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’ inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Italo Calvino 
[da “Le città invisibili”]
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