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Cesare Pavese Estate

20/09/2023 By carlaita

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C’è un giardino chiaro, fra mura basse,
di erba secca e di luce, che cuoce adagio
la sua terra. È una luce che sa di mare.
Tu respiri quell’erba. Tocchi i capelli
e ne scuoti il ricordo.
Ho veduto cadere
molti frutti, dolci, su un’erba che so,
con un tonfo. Così trasalisci tu pure
al sussulto del sangue. Tu muovi il capo
come intorno accadesse un prodigio d’aria
e il prodigio sei tu. C’è un sapore uguale
nei tuoi occhi e nel caldo ricordo.
Ascolti.
La parole che ascolti ti toccano appena.
Hai nel viso calmo un pensiero chiaro
che ti finge alle spalle la luce del mare.
Hai nel viso un silenzio che preme il cuore
con un tonfo, e ne stilla una pena antica
come il succo dei frutti caduti allora

Cesare Pavese

Estate in Poesie, Mondadori, 1966

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illustrazione: Vittorio Giardino, Summer

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Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo 1908-Torino 1950) è stato uno dei maggiori scrittori italiani del secondo dopoguerra.

È stato anche, con Fernanda Pivano, il principale traduttore di romanzi americani moderni in italiano. Grazie a lui giunsero in Italia i testi di Melville, Dos Passos, Steinbeck e Stein.

Nel 1930 si laureò in Lettere con una tesi sulla poetica di Whitman e pubblicò il libro “I mari del sud”. Nel giro di pochi anni, Pavese si trovò impegnato nella docenza, nell’editoria con il gruppo Einaudi e nella scrittura. Nel 1936, uscirono le innovative liriche di “Lavorare stanca”. Versi lunghi, quasi prosaici e dal ritmo anapestico, stravolsero la tradizione italiana.

Durante il regime, fu costretto a prendere la tessera del partito fascista per proseguire la sua attività di insegnamento. Fu comunque incarcerato e costretto al confino. L’esperienza di questi anni fu descritta nel suo primo romanzo: “Il carcere”.

Fu con “Paesi tuoi”, uscito nel 1941, che rivoluzionò la prosa italiana. Il tema e il linguaggio crudo, quasi violento, e dalle forti sfumature dialettali sancirono uno strappo con la precedente tradizione letteraria. L’opera assomigliava alla scrittura semplice e asciutta dei romanzi americani novecenteschi.

Durante gli anni della guerra, Pavese si avvicinò al partito comunista e iniziò a collaborare con «L’Unità».

Tra il 1945 e il 1949 pubblicò “Feria d’agosto”, “Dialoghi con Leucò”, “La casa in collina”, “Il diavolo sulle colline” e il suo ultimo romanzo “La luna e i falò”. Nel 1950 vinse il Premio Strega con il romanzo: “La bella estate”. Il testo è un trittico composto da tre brevi racconti, pubblicati o stesi durante gli anni quaranta.

Depresso da tempo, Pavese si suicidò la notte del 26 agosto 1950 in un albergo di Torino.
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