collettivo culturale tuttomondo Carmelo Bene Lectura Dantis Paradiso canto XXIII
Della straordinaria performance-evento della Lectura Dantis di Carmelo Bene dalla Torre degli Asinelli di Bologna del 31 luglio 1981 non c’era, fino a poco tempo fa, alcuna traccia video.
Esisteva solo una piccola clip perché per una serie di concause, la prevista ripresa televisiva annunciata dalla Rai non fu mai realizzata. Ma ecco che, all’inizio del 2006, a 25 anni dall’evento, sbuca da un baule di una (allora giovane) videomaker, Angela Tomasini, una cassetta VHS incisa la sera dello spettacolo in una condizione privilegiata.
Ora, dunque, è possibile per il pubblico, e per i fan di Carmelo Bene, fruire di un prodotto culturale che coniuga in sé la somma poesia di Dante, la sublime interpretazione di Carmelo, la straordinaria cornice delle Torri di Bologna e la dimostrazione della solidarietà civile ai caduti e ai feriti dell’orrenda strage alla stazione di Bologna del 1980, sostenuta dalla partecipazione di circa centomila persone.
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di Rino Maenza, dall’ introduzione a Carmelo Bene Lectura Dantis, Mediateca-Medianova, 2016
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Carmelo Bene Lectura Dantis Paradiso canto XXIII, Bologna 31 luglio 1981
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La Lectura Dantis per voce solista è la prima di una serie di letture della Divina Commedia tenuta da Carmelo Bene, declamata dall’alto della Torre degli Asinelli, il 31 luglio del 1981 per commemorare l’anniversario della strage della stazione di Bologna.
Carmelo Bene Lectura Dantis Paradiso canto XXIII, Bologna 31 luglio 1981
Il canto ventitreesimo del Paradiso di Dante Alighieri si svolge nel cielo delle Stelle fisse, ove risiedono gli spiriti trionfanti; siamo nel pomeriggio del 14 aprile 1300, o secondo altri commentatori del 31 marzo 1300.
In questo canto, Dante ha un primo contatto con il mondo dei beati, visti nel loro insieme, e non più distribuiti nei vari cieli, dove gli erano apparsi in precedenza. I beati costituiscono la moltitudine luminosa che celebra ed accompagna il trionfo di Cristo e di Maria. Tutto il canto, quindi, è intessuto di immagini di splendore e di bellezza, tali da indurre il poeta a dichiarare apertamente la sua incapacità di esprimere ciò che ha visto. (vv.23-24, 61-63). D’ora in poi, e soprattutto nei canti conclusivi, questo tema della “ineffabilità” del Paradiso ritorna più volte. (fonte Wikipedia)