centro cultural tina modotti calendario Pirelli – luglio 1974
Il calendario Pirelli è un calendario senza fini commerciali nato nel 1963 nella filiale italiana della Pirelli.
El calendario Pirelli es una publicación anual que tiene su origen en 1964. Es un calendario publicitario de la sección británica de Pirelli, caracterizado por la sensualidad de sus imágenes, comúnmente de mujeres atractivas (actrices y modelos) en actitudes sugerentes… siga leyendo Wikipedia
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calendario Pirelli, Luglio 1974, modella Eva Nielsen
L’edizione 1974 del Calendario Pirelli nasce tra numerosi problemi. Infatti, se quello del 1973 era stato molto criticato e ritenuto di dubbio gusto, quello dell’anno ancora precedente, con le foto di Sarah Moon, era stato ritenuto troppo romantico.
Derek Forsyth è in cerca di una nuova idea che non sia necessariamente il ritorno alla spiaggia.
L’idea iniziale è di fotografare in un circo, ma è un’idea troppo costosa e troppo lunga da realizzare, così si decide di andare alle Seychelles… di nuovo la spiaggia.
Il fotografo scelto è Hans Feurer, un artista che ha già deciso di ritirarsi dalla professione per vivere nella sua casa di campagna in Svizzera. Egli accetta tuttavia di lavorare al Calendario, e nonostante non sia particolarmente felice neppure lui della scelta delle Seychelles, dopo avere selezionato le modelle tramite un’agenzia di Parigi è in viaggio.
Le modelle sono Eva Nielsen, Kim, Marana, Chichinou, Kathy Cochaux.
Feurer è capace di superare la banalità della location e colma le sue immagini d’intimità, catturando i momenti magici. Usa luci soft e la sua tecnica fotografica è semplicemente eccezionale. Da perfezionista quale è, preferisce gli ambienti isolati e passa molto tempo in osservazioni preliminari. Sottopone anche le modelle a centinaia di scatti prima di decidere che cosa vuole.
Sia i giornalisti che la televisione vengono a visitare il set, e il Calendario di quest’anno vive un momento di grande gloria.
Seppure edulcorato, il Calendario 1974, tenuto a battesimo alla Marlborough Gallery, scatena le stesse polemiche, è investito da accuse di trasgressività.
Il risultato è che gli articoli su quotidiani e riviste, l’equivalente, lo ricordano gli addetti delle pubbliche relazioni della consociata inglese, di un investimento pubblicitario di 60 mila sterline. Ma, insieme alle solari nudità, all’abbondanza dei seni non anoressici delle dodici fotografie di Hans Feurer per il 1974, è il canto del cigno.
Sul finire del 1973, la guerra del Kippur e l’irrisolta questione mediorientale scatenano la crisi petrolifera che aggrava gli affanni dell’industria automobilistica e del collegato settore dei pneumatici.
L’Europa deve imporsi l’austerity: riduzione dell’illuminazione stradale, domeniche senza auto, chiusura anticipata dei cinema a e dei locali notturni, minaccia di una settimana lavorativa dimezzata. Alla Pirelli e alla sua nuova alleata Dunlop non paiono tempi adatti alla frivolezza del Calendario, alla gioiosità di quei corpi, di quel messaggio e, forse, nella decisione di smettere, pesano anche il timore di quello stare in bilico sul filo del pudore, la paura di un’accelerata per evitare la ripetitività, per garantirsi comunque il successo.
Fu la fine, annunciata il 27 marzo del 1974 e accompagnata da alti lamenti. Il Sun titolò: “Oh, no! Hanno licenziato tutte le pin-up”, pubblicando una foto dell’amministratore delegato della Pirelli in Inghilterra e le immagini tratte dai Calendari. Il Daily Mirror dedicò una doppia pagina all’addio. David Niven, nel 1975, dettò l’epitaffio nella prefazione di un volume che raccoglieva il meglio del decennio Pirelli e che vendette 60 mila copie: “Il Calendario ha dato forma ai nostri sogni”.
Altri scrissero che il Calendario Pirelli, così attento anche ai suggerimenti dell’arte contemporanea, del cinema underground, delle pubblicazioni off, era stato capace di rendere di massa l’avanguardia artistica.