collettivo culturale tuttomondo Alda Merini La donna viene educata al delirio
La donna viene educata al delirio.
La istruiscono fin da bambina al feticismo: deve amare le pentole, venerare gli oggetti della casa, tenerli puliti, accudirli. Il focolare diventa il simbolo della matriarcalità. Neppure il femminismo è riuscito a sradicare queste simbologie.
Infine ci si sente impazzire tra i feticci. I panni addosso si fanno pesanti.
Ecco perché, in preda ad una crisi, la prima cosa che fa un folle è di strapparsi i vestiti.
Alda Merini
foto Elliott Erwitt, fair use
Una donna, la sua poetica.
Attraverso le sue straordinarie poesie, Alda Merini è la scrittrice che ha maggiormente caratterizzato il 900, non solo in Italia. La sua esperienza di vita, l’alternarsi di lucidità e follia, l’internamento in manicomio, sono costantemente presenti nella sua poetica.
Lo stile di Alda Merini, poetessa di squisita sensibilità, è caratterizzato allo stesso tempo da una spiccata lucidità visionaria e da una certa inquietudine di sottofondo, espresse tuttavia attraverso toni semplici, lineari, limpidi. Una sorta di «fantastica irruenza» creativa, per usare le parole del critico Giorgio Manganelli.
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Alda Merini, una poetessa che porta in superficie i nomi e le storie di tutte le donne del mondo. Viene quasi da inchinarsi davanti a tanta magnificenza: la sua vita, le sue poesie, il suo sentire è il sentire di tutte le donne.
Alda Merini impersona la forza che viene fuori dal dolore più lancinante, il dolore che vive solo nelle persone che, come lei, scendono negli abissi della vita e sentono più intensamente, totalmente; quelle che si concedono alla vita. Ultima tra gli ultimi, quegli ultimi che non ha mai abbandonato, neanche quando il mondo si è accorto di Lei, delle sue parole, del suo mondo e di quanta ingiustizia ci fosse stata sulla sua vita o meglio, sulla sua pelle. Come la maggior parte delle persone che vivono l’efferatezza della vita, Alda Merini, l’ha amata la vita e l’ha vissuta pienamente, d’altronde, come lei stessa affermava «per amore della rosa, si sopportano le spine».
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