cctm collettivo culturale tuttomondo Natalia Ginzburg da Le piccole virtù
L’Italia è un paese pronto a piegarsi ai peggiori governi. È un paese dove tutto funziona male, come si sa. È un paese dove regna il disordine, il cinismo, l’incompetenza, la confusione. E tuttavia, per le strade, si sente circolare l’intelligenza, come un vivido sangue. È un’intelligenza che, evidentemente, non serve a nulla. Essa non è spesa a beneficio di alcuna istituzione che possa migliorare di un poco la condizione umana. Tuttavia, scalda il cuore e lo consola, se pure si tratta d’un ingannevole, e forse insensato, conforto.
Natalia Ginzburg
da Le piccole virtù, Einaudi, 1962
foto: Natalia Ginzburg by Vittoriano Rastelli – fair use
Natalia Ginzburg, nata Levi (Palermo, 1916 – Roma, 1991), è stata una scrittrice, drammaturga, traduttrice e politica italiana, figura di primo piano della letteratura italiana del Novecento.
La sua vita è stata segnata da eventi storici difficili e pesantissime tragedie personali. Cresce a Torino in un ambiente intellettuale e antifascista, presto duramente colpito dal regime: il marito, il letterato Leone Ginzburg, morirà in carcere nel 1944, dopo essere stato mandato al confino in Abruzzo, con Natalia e i tre figli. L’intreccio di relazioni personali e culturali saranno soggetto del suo capolavoro autobiografico, Lessico famigliare (1963).
Il suo linguaggio è semplice, come i titoli dei suoi romanzi. I personaggi sono messi a vivo nei gesti e nelle semplici parole, attraverso lo sguardo di una donna.
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