collettivo culturale tuttomondo Sibilla Aleramo sono tornata bella
Sono tornata bella
e forse è questo l’ultimo mio autunno.
Bella più di quando gli piacqui nel sole,
bella, e vana ai suoi assenti occhi,
come una foglia d’ombra…
Ma certe notti,
nel silenzio che più non turba il pianto,
invocata mi sento
con disperata sete
dalla sua bocca lontana.
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He vuelto a ser bella
y quizá sea éste mi último otoño.
Más bella que cuando le gusté en el sol,
bella, y vana a sus ausentes ojos,
como una hoja de sombra…
Pero algunas noches,
en el silencio que ya no turba el llanto,
invocada me siento
con desesperada sed
por su boca lejana…
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Sibilla Aleramo
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traduzione Carlos Vitale
dipinto Amedeo Modigliani, Christina, 1916
Dino Campana, il poeta barbaro, folle, ossessionato. Ha 31 anni quando incontra Sibilla Aleramo, nell’agosto del 1916, una femme fatale bella e famosa. Dopo aver letto i Canti Orfici, Sibilla aveva scritto all’autore “Chiudo il tuo libro, le mie trecce sciolgo” e si era precipitata da lui. Inizia così una delle storie d’amore più tormentate e “maledette” della nostra letteratura, che quando finirà si porterà con sé l’ultimo barlume di stabilità mentale di Campana.
Quello fra Dino Campana e Sibilla Aleramo fu un amore tanto intenso quanto breve e tormentato. La loro relazione durò poco più di un anno, tra il 1916 e il 1917. La Aleramo era una donna bellissima e una scrittrice già nota (Una donna era uscito nel 1906 suscitando scalpore per la sua impronta femminista); Campana era un uomo solitario, malato, spesso aggressivo. Il loro amore fu disperato e folle, ma necessario.
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