cctm collettivo culturale tuttomondo Pier Paolo Pasolini comizi
Comizi d’ amore è un film-documentario del 1965 diretto da Pier Paolo Pasolini.
Nel 1963 Pier Paolo Pasolini e il produttore Alfredo Bini devono girare l’Italia per trovare location e volti per il nuovo film del regista friulano: il Vangelo secondo Matteo. Ma Pasolini da un po’ di tempo ha un chiodo fisso: conoscere le opinioni degli italiani sulla sessualità, l’amore e il buon costume e vedere come sia cambiata negli ultimi anni la morale del suo paese… continua a leggere su Wikipedia
Love Meetings (Italian: Comizi d’amore) is a 1964 feature-length documentary, which was shot by Italian writer and director Pier Paolo Pasolini, who also acts as the interviewer, appearing in many of the film’s scenes.
It was premiered in Locarno Film Festival on 26 July 1964. In 2008, the film was included on the Italian Ministry of Cultural Heritage’s 100 Italian films to be saved, a list of 100 films that “have changed the collective memory of the country between 1942 and 1978.”
Typical for him, Pasolini’s subject is sex: he questions representatives from a variety of social brackets on topics such as virginity, prostitution, homosexuality and sex education. The interviews are made in Italy. The overarching themes include sexual ignorance, confusion and conservatism.
The film is divided into four large parts, called “Ricerche” (literally, “searches”), plus a brief prologue, in which Pasolini asks children in a poor area where babies come from (the responses include “flowers,” “the stork,” “Jesus and God,” and “my uncle”) and an epilogue, in which Pasolini recites one of his poems about marriage. Also included are conversations with acclaimed author and his friend, Alberto Moravia and psychologist Cesare Musatti, or with poet Giuseppe Ungaretti, or with a group of three women journalists, including Oriana Fallaci. (Wikipedia)
parte 04
immagine dal web
Comizi d’amore appartiene ad una serie di opere sperimentali che Pasolini realizza al principio degli anni sessanta: il film di montaggio La rabbia (Italia, 1963), co-diretto insieme a Giovanni Guareschi e il documentario preparatorio al film sul Vangelo, Sopralluoghi in Palestina (Italia, 1964).
Ispirato al linguaggio del cinéma-vérité, una delle forme del cinema diretto documentario dei primi anni sessanta, inaugurato dal film Chronique d’un été (Francia, 1961) di Edgar Morin e Jean Rouch, il film di Pasolini è, in realtà, non tanto un lavoro sull’ immediatezza del gesto e della parola, sulla spontaneità dei soggetti che può essere colta in un’intervista filmata, sulla “verità” delle parole e dei pensieri di un soggetto che si apre di fronte alla macchina da presa, ma, al contrario, una ricerca della parola come maschera sociale, come ipocrisia e falsità che resiste al nord come al sud, negli strati sociali più umili come nelle classi più agiate.
(Daniele Dottorini)