collettivo culturale tuttomondo oggetti cult Biro Bic
A noi piace leggere ma oggi raccontiamo la storia della Biro Bic, che ha rivoluzionato il modo di scrivere.
_
L’idea, a Lazlo Josef Birò, è arrivata come un fulmine, mentre guardava i ragazzini in strada che giocavano a biglie. C’è un bimbo che tira la pallina di vetro – classico gesto con pollice e indice – e quella schizza via dalla sua mano, per arrivare a destinazione dopo essere però rotolata in una pozzanghera e aver lasciato dietro di sé, nella polvere, una nitida, perfetta scia liquida. Come se la biglia scrivesse, insomma.
Era la fine degli anni ’30 e Laszlo – giovane giornalista ungherese con il pallino delle invenzioni – dalla biglia che scrive rubò l’idea per la sua invenzione storica: la penna a sfera. Quindici anni dopo, in un grande magazzino di New York, fu venduta la prima Bic – marchio inventato dal barone italo-francese Marcel Bich, che durante la guerra comprò il brevetto da Birò – destinata a rivoluzionare il mondo della scrittura a mano.
Era il 29 ottobre 1945.
La biro Bic (entrambi i nomi sono ancora in uso) da allora ha mandato in pensione i vecchi pennino e calamaio, divenendo forse il simbolo per eccellenza del XX secolo.
E se al barone Bich si deve il boom della commercializzazione della penna a sfera, l’idea resta di quel geniaccio versatile di Birò. Un tipo speciale, mezzo artista e mezzo giornalista (era redattore in una rivista di Budapest) e con una fobia – racconta la leggenda – molto particolare: odiava sporcarsi le mani. E tra tempere e pennelli, inchiostro e pennino, è difficile restare con le mani immacolate. Proprio l’idiosincrasia per le macchie fece scattare nell’inventore l’idea di inserire tra il contenitore e la carta una pallina metallica che trattenesse, senza bloccarlo, il flusso dell’inchiostro e dalla quale potesse scaturire una linea netta e pulita, come quella della biglia che sfreccia nella pozzanghera.
Laszlo si mette subito all’opera assieme al fratello Gyorgy e, nel 1938, chiede il brevetto. Ma la seconda guerra mondiale incombe e il giornalista – di origini ebraiche – è costretto a fuggire prima in Spagna, poi in Francia e, infine, in Argentina. Qui il buon Birò perfeziona e brevetta la sua ‘creatura’ ma i tempi sono duri e i costi di produzione troppo alti per le sue tasche.
Così è costretto a cedere i diritti della sua invenzione al barone Marchel Bich, torinese trasferitosi in Francia, che la perfezionerà e legherà per sempre al suo cognome (dopo aver tolto la ‘h’).
Trasformata in una penna leggera e pratica, oltre che economica, la ‘Bic’ sbarchera’ in un grande magazzino di New York appunto il 29 ottobre 1945, al prezzo di 29 centesimi di dollaro.
Se pensate che questi presupposti siano stati sinonimo di immediato successo vi sbagliate. Da principio la penna non si vendeva: il prezzo così basso non la rendeva oggetto di culto e perciò non riusciva a scalfire il mercato della stilografica, i rivenditori avevano un misero guadagno e quindi non spingevano il prodotto, persino le maestre fecero ostruzionismo dicevano, con ragione, che disabituava alla bella scrittura. Infatti con l’avvento della Bic sparì la calligrafia.
Ma la perseveranza del barone diede i suoi frutti e poco alla volta la Bic ottenne un successo mondiale. L’obiettivo di Bich era vedere diecimila penne al giorno, tre anni dopo il lancio arrivò a duecentocinquantamila.
Poco tempo dopo il barone Bich produceva fino a 10 milioni di biro al giorno, mentre il povero Laszlo Birò morì, sconosciuto e in miseria, in un sobborgo di Buenos Aires nel 1985.
Le prime penne a sfera approdarono in Italia subito dopo la guerra ma furono inizialmente osteggiate, soprattutto dai maestri a scuola, poiché si riteneva che peggiorassero la grafia. Anche negli uffici la biro (il primo a chiamarla così, in onore del suo inventore, pare sia stato Italo Calvino) fu off limits fino agli anni ’60. Poi, inevitabilmente, tutto cambiò.
A 77 anni dalla sua nascita, la Biro Bic è universalmente considerata un oggetto di design, tanto da essere esposta in musei prestigiosi come il Centre George Pompidou di Parigi e il MoMA di New York.
_
collettivo culturale tuttomondo oggetti cult Biro Bic collettivo culturale tuttomondo oggetti cult Biro Bic collettivo culturale tuttomondo oggetti cult Biro Bic