cctm collettivo culturale tuttomondo Miguel de Cervantes (Espana)
di Miguel de Cervantes (Alcalá de Henares, 1547-Madrid, 1616)
La libertà, Sancio, è uno dei doni più preziosi dal cielo concessi agli uomini: i tesori tutti che si trovano in terra o che stanno ricoperti dal mare non le si possono agguagliare: e per la libertà, come per l’onore, si può avventurare la vita.
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frammento da Don Chisciotte della Mancia, Arnoldo Mondadori Editore, 1950
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de Miguel de Cervantes (Alcalá de Henares, 1547-Madrid, 1616)
La libertad, Sancho, es uno de los más preciosos dones que a los hombres dieron los cielos; con ella no pueden igualarse los tesoros que encierran la tierra y el mar: por la libertad, así como por la honra, se puede y debe aventurar la vida.
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fragmento de Don Quijote de la Mancha, 1605
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immagine: dal web
Don Chisciotte della Mancia di Miguel De Cervantes Saavedra (1547-1616) è considerato capolavoro della letteratura spagnola. È ritenuto anche il primo grande romanzo moderno nonché il romanzo più significativo del Seicento
Il protagonista del romanzo è Don Chisciotte, ovvero Alonso Quijano, nobile (hidalgo) della regione della Mancia appassionato a tal punto di libri di cavalleria da intravedere solo in essi i valori e il senso autentico della vita.
Persa quindi la nozione della realtà a causa della lettura di questi testi, decide di trasformarsi anche lui in cavaliere «errante» e di andare alla ricerca di avventure eroiche. Lascia allora il villaggio d’origine e la sua condizione di modesto nobile, annoiato ormai dai «momenti che stava senza far nulla (che erano i più dell’anno)». La sua armatura è in parte di cartone e le armi, appartenute ai suoi bisavoli, sono «prese dalla ruggine e coperte di muffa […] da lunghi secoli accantonate e dimenticate in un angolo»; il suo acciaccato ronzino, ribattezzato Ronzinante, è ai suoi occhi paragonabile ai cavalli dei celebri cavalieri medievali; dà a se stesso il nome di Don Chisciotte della Mancia e sceglie come sua dama una contadina, cui attribuisce il nome di Dulcinea del Toboso. Riceve l’investitura di cavaliere da un oste, in un’osteria che egli crede un castello.
All’alba Don Chisciotte riparte per andare, su consiglio dell’oste, a provvedersi di denaro e di uno scudiero. Strada facendo, compie il suo primo atto di giustizia: obbliga un contadino a smettere di picchiare il suo garzone. Ma, allontanatosi Don Chisciotte, il garzone vedrà raddoppiata la dose di frustate. Don Chisciotte prende poi un sacco di botte da alcuni mercanti toledani che egli vorrebbe costringere a rendere omaggio all’impareggiabile bellezza di Dulcinea. Infine, stremato e fuori di sé, è raccolto da un contadino del suo paese che lo riporta a casa dove la nipote e la governante lo stavano aspettando con ansia. Durante la notte, il curato e il barbiere fanno un rogo di libri trovati nella sua biblioteca, responsabili della follia dell’amico, salvandone ben pochi. Ma questo non basta a far cambiare idea al cavaliere della Mancia.
Il secondo viaggio vede quindi protagonisti Don Chisciotte e il suo scudiero, Sancho Panza, convinto ad accompagnarlo dietro la promessa di ricchezze e la possibilità di diventare, in futuro, governatore di un’isola. È in questo secondo viaggio che si susseguono le più note avventure: il cavaliere combatte contro i mulini a vento, ingaggia una lotta con un gregge di pecore trasformatosi, a suo dire, in un esercito di guerrieri; libera alcuni galeotti incatenati per combattere contro le ingiustizie della società; s’impossessa di una bacinella di un barbiere credendola un famoso elmo da cavaliere; si finge pazzo d’amore per emulare le gesta di Orlando.
Sempre tramite uno stratagemma, il curato e il barbiere riescono a riportare a casa il cavaliere, e qui termina la prima parte del romanzo.
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