centro cultural tina modotti Michele Perfetti (Italia)
Michele Perfetti (Bitonto 1931-Ferrara 2013) è stato un poeta italiano.
Perfetti, poeta visivo della prima ora, ha fatto parte del Gruppo 70, fondato a Firenze da Lamberto Pignotti e Eugenio Miccini con le adesioni, fra gli altri, di Lucia Marcucci, Giuseppe Chiari, Ketty La Rocca, Luciano Ori, e del Gruppo dei 9 (Gruppo internazionale di Poesia Visiva), ha lavorato nel solco della forte critica rivolta verso la comunicazione e la produzione di massa.
Negli anni ‘60 è protagonista assoluto a Taranto.
Capostipite della poesia visiva pugliese, nella città jonica è animatore infaticabile, assieme a Vittorio Del Piano, del Circolo Italsider, prima, e della Cooperativa Punto Zero, dopo.
Nella nota di presentazione del suo testo “…000 + 1 Poesie visivo/tecnologiche”, edito nel dicembre del ‘67 dal Circolo Italsider di Taranto, Perfetti lanciava l’attacco:
«Se scienza e tecnica hanno nel nostro tempo operato in tutti i sensi una rivoluzione positiva e aperta ai più imprevedibili sviluppi, purtroppo sul piano sociale la capacità decisionale dell’individuo, proprio in conseguenza della strutturazione tecnologica che è venuta a determinarsi, è stata travolta e pressoché annullata con l’instaurazione, su quelli già esistenti, di nuovi miti e nuovi riti, i quali vengono spesso contrabbandati dall’ufficialità come benessere, opulenza, etc».
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immagine: Michele Perfetti, Frammento, 1969
La Poesia Visiva, agli inizi degli anni Sessanta, si presentava come strumento operativo, come modalità alternativa di interpretazione, come sintesi di critica ideologica e teoria artistica la cui unica possibilità d’espressione poteva manifestarsi soltanto attraverso le tendenze visive e iconografiche della cultura di massa.
Fu l’intreccio fra Arte e cultura – degli anni Sessanta e Sessanta – a caratterizzare la ricerca verbo–visuale come unione di prassi e teoria, affermando sistematicamente il nuovo carattere gnoseologico ed ermeneutico dell’Arte.
Si trattava, dunque, per gli intellettuali di interpretare artisticamente il riflesso incondizionato che la società di massa aveva avuto sulla società e, nello stesso tempo, di evidenziare la necessità di un’Arte che fosse espressione della cultura di massa. (fonte Wikipedia)