cctm collettivo culturale tuttomondo La cosa più dolce
È dolce nell’arsura dell’estate
portarsi al labbro un poco di neve;
e quando l’inverno declina
ai marinai è dolce rivedere
la Corona che annunzia primavera.
Ma la cosa più dolce, se un lenzuolo
copre due innamorati
e i loro cuori esaltano Afrodite.
Asclepiade
immagine dal web
Asclepiade di Samo (Samo, ante 310 a.C. – …) può essere considerato il continuatore ideale di Alceo, di Anacreonte e di Saffo, la poetessa dell’amore per antonomasia.
Siamo in età ellenistica (quella che vide il trionfo militare e politico di Alessandro Magno e del suo sogno di un impero universalistico, poi abortito a causa della morte prematura) e perciò opera a quasi tre secoli di distanza dai primi; ma la distanza temporale non interrompe quel filo di continuità con la tradizione letteraria arcaica, che caratterizza la sua produzione.
Pur con una particolare sensibilità (e, d’altronde, non potrebbe essere diversamente, quando si è di fronte a poeti degni di questo nome), Asclepiade affronta gli stessi temi degli autori precitati: il simposio, il vino e soprattutto l’amore.
In un genere letterario come l’epigramma, che conobbe in età ellenistica una straordinaria fortuna, il poeta di Samo poetò con grazia e finezza, piegandolo a strumento privilegiato della manifestazione dei sentimenti personali. Se infatti l’epigramma toccherà una vasta gamma di temi e motivi, da quello votivo a quello funerario, da quello letterario a quello simposiaco, con Asclepiade assumerà per molti versi un carattere squisitamente lirico.
Di Asclepiade, purtroppo, non abbiamo molte notizie. Sappiamo che nacque a Samo, la splendida isola dell’Egeo ricca di vigne e di ulivi, patria del tiranno Policrate ma anche del filosofo Pitagora e dell’astronomo Aristarco, ai tempi di Tolomeo Sotèr e nei primi anni di Tolomeo Filadelfo, grandi sovrani di Alessandria d’Egitto, all’epoca capitale internazionale del mondo ellenistico.
Da tutti considerato un maestro di poesia, si raccolsero intorno a lui non pochi poeti di valore : Posidippo di Pella, Edilo di Atene, Nicèneto di Abdera, Socle di Reggio. Di poco più anziano di Teocrito (l’autore degli idilli bucolici che servirono da modello al Virgilio delle egloghe), fiorì quasi certamente intorno al 300 / 290 a.C. E con Teocrito e Callimaco, Asclepiade è senz’altro da considerare uno dei massimi esponenti della letteratura ellenistica. Nella controversia letteraria che divise Callimaco da molti poeti della sua età, Asclepiade fu avversario di Callimaco, in quanto non condivise il suo modo di poetare e gli rimproverava l’esilità dei suoi carmi, biasimandolo come “poeta di pochi versi”. Asclepiade al contrario esaltava in un epigramma la Lide di Antimaco, che Callimaco giudicava con disprezzo “uno scritto pesante, non lavorato con finezza”.
Di Asclepiade ci sono pervenuti 45 epigrammi, conservati nell’Antologia Palatina, di cui poco più di una trentina sono considerati autentici, mentre sono andati perduti i carmi melici, di carattere cioè lirico.
Come per Alceo e Anacreonte, al centro della sua produzione vi sono i temi simposiaci ed erotici, che rispecchiano l’atmosfera di raffinatezza e di piacere che avvolse la vita del poeta.
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la cosa pù dolce