collettivo culturale tuttomondo Juana Rosa Pita (Cuba)
XLIII
Ogni odissea
ha un finale felice
se Penelope
sopravvive al terrore
del silenzio di Ulisse
XLIII
Toda odisea
tiene un final feliz
si es que Penélope
sobrevive el terror
al silencio de Ulises
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Juana Rosa Pita
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de Viajes de Penelope, Solar, 1980
da I viaggi di Penelope, traduzione di Martha L. Canfield e Alessio Brandolini, Campanotto Editore, 2007
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opera: Dora Wheeler Keith, Penelope Unraveling Her Work at Night, 1886
Juana Rosa Pita (La Habana, Cuba, 1939) è poetessa, scrittrice, editrice e traduttrice cubana.
Dal 1961 vive lontana dalla sua isola, dove non è più tornata.
Ha vissuto a Washington dove è diventata Dottore in Lettere Ispaniche nel 1984 e ha fondato la casa editrice Solar. Ha poi insegnato Lettere Ispaniche alla Università di Tulane, nello stato di New Orleans, dal 1989 al 1992. Scrive sin dal 1996 su “El Nuevo Herald” di Miami, città dove ha soggiornato fino alla fine del 2004. Ora vive a Boston.
Ha pubblicato: Pan de sol (1976), Las cartas y las horas (1977), Mar entre rejas (1977), El arca de los sueños (1978), Manual de magia (1979), Vallejianas (1979), Eurídice en la fuente (1979), Viaje de Penélope (1980), Crónicas del Caribe (1983), Grumo d’alba. Pisa (1985), El sol tatuado (1986), Plaza sitiada (1987), Sorbos de luz/Sips of Light (1990), Proyecto de infinito (1991), Sorbos venecianos/Sorsi veneziani/Venetian sips (1992), Florencia nuestra (1992), Transfiguración de la armonía (1993), Una estación en tren (1994), Infancia del Pan nuestro (1995), Il mare che mi circonda (1997), Tela de concierto (1999), Cadenze/Poesie (2000), Cantar de isla (2003), Pensamiento del tiempo (2005).
Suoi testi appaiono in importanti antologie e sono stati tradotti in diverse lingue. Ha ricevuto in Spagna, a Malaga il premio di “Poesia per Ispanoamerica” (1975), in Italia, a Pisa, il premio “Ultimo Novecento” (1985) e ad Alghero il premio “La cultura per la pace” (1987).
Viajes de Penélope nasce dall’incontro dell’esperienza personale dell’autrice e la lettura, se vogliamo, tardiva ma pienamente matura dell’Odissea. Si tratta di un confronto tra Storia e Poesia, dove è proprio quest’ultima a dare un senso, una direzione alla vita.
Leggendo I viaggi di Penelope, pubblicato per la prima volta nel 1980 e ora proposto da Campanotto, a cura di Martha L. Canfield che lo ha tradotto assieme ad Alessio Brandolini, da subito si fa evidente il rapporto, puramente simbolico, tra due terre, anzi due isole distanti: Itaca e Cuba. Sia per l’esperienza di vita della poetessa (lontana come Ulisse dal suolo natìo), sia per l’idea mitica del paradiso (perduto) che l’immagine dell’ “Isola” all’istante richiama. (by Sara Pagnini)