collettivo culturale tuttomondo Jorge Luis Borges (Argentina)
Io non parlo di vendette né di perdoni; l’ oblio è l’unica vendetta ed unico perdono
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Yo no hablo de venganzas ni de perdones; el olvido es la única venganza y único perdón
Jorge Luis Borges
de Fragmentos de un Evangelio apócrifo, in Elogio de la sombra, Emecé, 1969
da Frammenti di un Vangelo apocrifo, in Elogio dell’Ombra, Einaudi, 1971
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immagine dal web
Tra i massimi geni letterari del Novecento, l’argentino Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo nasce il 24 agosto 1899 a Buenos Aires. Dal 1914 al 1921 segue i suoi genitori in Europa. Frequenta gli studi a Ginevra e in Spagna, dove viene a contatto con l’avanguardia letteraria e scrive le prime poesie.
Nel 1923 viene pubblicato il suo primo libro di poesia, “Fervor de Buenos Aires”, seguito a distanza di due anni dal secondo libro di versi, “Luna de Enfrente”. E’ nel 1925 che Borges incontra Victoria Ocampo, la musa che riuscirà a sposare quarant’anni dopo. Con lei stabilisce un’intesa intellettuale destinata a entrare nella mitologia della letteratura argentina. L’attività pubblicistica di Borges è infaticabile. I versi di “Cuaderno San Martìn” escono nel 1929, mentre un anno dopo viene pubblicato l’”Evaristo Carriego”, che entusiasma la critica argentina.
Ma una spada di Damocle incombe sullo scrittore argentino: la cecità. Borges, che non ha mai goduto di una buona vista, diverrà totalmente cieco a partire dalla fine degli anni ’50, non prima di aver visitato la sala operatoria per ben nove volte. Ma questa terribile condizione viene da lui sorprendentemente utilizzata in senso creativo, la sua potenza visionaria riesce a sfruttare il terribile male, volgendolo in metafora e in materia letteraria. Il culmine di questo processo di “sublimazione” si ha fra il 1933 e il 1934, quando sul piano letterario Borges dà vita a trame che utilizzano la storia come menzogna, come falso, plagio e parodia universale.
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