cctm collettivo culturale tuttomondo Ingeborg Bachmann (Austria)
I libri? Sì, leggo molto, ho sempre letto molto. No, non so se ci intendiamo. Preferisco leggere per terra, anche a letto, quasi sempre sdraiata, no, qui non si tratta tanto dei libri, ha a che fare soprattutto con la lettura, col nero sul bianco, con le lettere, le sillabe, le righe, queste inumane fissazioni, i segni, questi elementi determinati, questo delirio cristallizzato in espressione, che viene dagli uomini. Mi creda, l’espressione è delirio, scaturisce dal nostro delirio. Ha anche a che fare col voltare le pagine, con il correre da una pagina all’altra, con la fuga, con la complicità di uno sfogo frenetico, ininterrotto, ha a che fare con la nefandezza di un enjambement, con l’assicurazione sulla vita in una frase sola, con l’assicurazione reversibile delle frasi nella vita.
Leggere è un vizio che può sostituire gli altri vizi o a volte al loro posto aiuta tutti i vizi a vivere intensamente, è una perversione, un morbo divorante.
No, non prendo droghe, prendo solo libri, veramente ho anche delle preferenze, molti libri non mi fanno bene, certi li prendo solo al mattino, altri soltanto la notte, ci sono libri che non lascio mai, vado in giro con loro per la casa, li porto dal soggiorno alla cucina, li leggo in piedi nel corridoio, non uso segnalibri, non muovo la bocca nel leggere, ho imparato presto a leggere bene, non mi ricordo del metodo, ma dovrebbe occuparsene lei piuttosto, nelle nostre scuole elementari di provincia deve essere stato eccellente, allora, quando io imparai a leggere. Sì, anch’io mi sono stupita, ma tardi, che in altri paesi la gente non sappia leggere, almeno non rapidamente, ma la velocità è importante, non solo la concentrazione, capisce, chi potrà biascicare senza nausea una frase semplice o complicata, rimuginandola con gli occhi o perfino con la bocca; una frase che consista solo in un soggetto e in predicato va goduta rapidamente, una frase con molti incisi proprio per questo va presa con una velocità pazzesca, con un impercettibile slalom delle pupille, perché altrimenti non si dà, una frase deve ‘darsi’ a un lettore. Io non potrei ‘aprirmi un varco ‘attraverso un libro, rischierei quasi di occuparmi di qualcosa.
C’è della gente, le assicuro, delle gente che dà le più strane sorprese per quanto riguarda la lettura… D’altra parte ho una debolezza per gli analfabeti, conosco persino qui uno che non legge, non vuole leggere; essere in stato di innocenza, è più comprensibile per una persona che è caduta in balia del vizio di leggere, non si dovrebbe leggere affatto oppure leggere veramente…
Ingeborg Bachmann
da Malina, Adelphi, 2003
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in copertina: Ingeborg Bachmann in un ritratto degli anni Sessanta.
Ingeborg Bachmann (Klagenfurt, 1926 – Roma, 1973), è stata una poetessa, scrittrice e giornalista austriaca.
Bachmann si affermò inizialmente come poetessa, per poi spaziare nella narrativa, nel saggio, nel radiodramma e nella collaborazione con musicisti come Hans Werner Henze. Fu anche giornalista e visse a lungo tra Vienna, Roma e Berlino. La sua vita fu segnata da una profonda inquietudine esistenziale e da un costante impegno intellettuale.
Opere principali
Poesia: Le sue raccolte più celebri sono Il tempo dilazionato (1953) e Invocazione all’Orsa Maggiore (1956), che le valsero importanti riconoscimenti come il Premio del Gruppo 47 e il Premio Letterario della Città di Brema.
Narrativa: Il romanzo Malina (Adelphi, 1988) è considerato il suo capolavoro e il primo volume del ciclo incompiuto Todesarten (“Modi di morire”), incentrato sulla condizione femminile, la follia, la memoria e la difficoltà di comunicazione. Sono stati tradotti in italiano anche
Il trentesimo anno (Feltrinelli 1963), Il caso Franza (Adelphi 1988).
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