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C’ era una stella sola e limpida nel cielo colore di rose, un battello lanciò un addio sconsolato, e sentii in gola il nodo gordiano di tutti gli amori che avrebbero potuto essere e non erano stati.
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Había una estrella sola y límpida en el cielo de color de rosas, un buque lanzó un adiós desconsolado y sentí en la garganta el nudo gordiano de todos los amores que pudieron ser y no fueron.
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Gabriel García Marquez
da Memoria delle mie puttane tristi , Memoria de mis putas tristes, 2004
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traduzione dal web
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immagine: Adobe Stock
Memoria delle mie puttane tristi è l’ultimo romanzo di Gabriel García Márquez pubblicato quando l’autore era ancora in vita – di seguito la trama
Poco prima di compiere novant’anni, un anziano giornalista e critico musicale di Barranquilla in Colombia decide di regalarsi per il proprio compleanno “una notte d’amore folle con un’adolescente vergine”. Nella sua vita l’uomo non ha mai conosciuto l’amore:
« Non sono mai andato a letto con una donna senza pagarla, e le poche che non erano del mestiere le convinsi con la ragione o con la forza a prendere il denaro sia pure per buttarlo nella spazzatura. Verso i vent’anni cominciai a tenere un registro col nome, l’età, il luogo, e un breve resoconto delle circostanze e dello stile. Fino ai cinquant’anni erano cinquecentoquattordici le donne con cui ero stato almeno una volta.»
Prende contatto con Rosa Cabarcas, anziana tenutaria di una casa d’appuntamenti, che riesce a trovargli una ragazzina di 14 anni, così preoccupata del momento di perdere la verginità che deve sedarla; la vigilia del compleanno l’uomo si introduce nella camera ma non riesce a svegliare la ragazzina, e si accontenta di guardare la sua bellezza nuda sul letto. Il giorno successivo si reca alla sede del giornale per consegnare il suo ultimo pezzo di critica musicale, che chiude una rubrica durata decenni, perché rassegna contemporaneamente le dimissioni. Il direttore però le respinge.
Rosa Cabarcas lo contatta, gli offre una seconda notte con la fanciulla, che lui soprannomina “Delgadina” (“magrolina”). Il protagonista accetta, ma di nuovo si limita a ammirarla. Assieme a questa ragazza ancora immatura, troverà ciò che non è mai stato in grado di cogliere nel letto di tante altre donne: l’amore. Difatti ogni notte, giacendo immobile accanto a lei, intraprenderà un viaggio interiore alla scoperta di ciò che è stato, e che da un momento all’altro potrebbe finire per sempre.
Un giorno un uomo viene assassinato in un’altra stanza dell’albergo d’appuntamenti, la proprietaria si dilegua per qualche settimana e lui perde i contatti con Delgadina. Non sa né come si chiama né come rintracciarla. Si consuma di struggimento scrivendo per il giornale poesie d’amore che hanno molto seguito nei lettori.
Quando finalmente Rosa Cabarcas riprende contatto con lui, l’uomo riesce a organizzare a partire dal novantunesimo compleanno il tramonto della propria vita in serenità.
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