collettivo culturale tuttomondo Friedrich Nietzsche Così parlò Zarathustra
Che cosa abbiamo noi di comune col bocciolo di rosa, che trema perché oppresso da una goccia di rugiada?
Amiamo la vita non già perché assuefatti alla vita, ma perché avvezzi ad amare. Vi è sempre un po’ di follia nell’amore. Ma c’è sempre anche un po’ di ragione nella stessa follia.
Ed anche a me, che amo la vita, le farfalle e le bolle di sapone e tutto ciò che loro rassomiglia tra gli uomini, sembra conoscere nel miglior modo la gioia.
Veder svolazzare codeste animule leggere, svelte, graziose, seduce Zarathustra alle lacrime e al canto. Crederei solo a un Dio che sapesse danzare.
Friedrich Nietzsche
da Così parlò Zarathustra, 1885
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immagine dal web
L’idea di Così parlò Zarathustra balenò a Nietzsche come una folgorazione nell’agosto del 1881, in Engadina, «6000 piedi al di là dell’uomo e del tempo».
Essa coincise con il rivelarsi dell’«eterno ritorno», la misteriosa intuizione che segna il passaggio alla ultima fase del pensiero di Nietzsche e lo tramuta tutto dall’interno.
Così anche lo Zarathustra rielabora e ripresenta tutto ciò che Nietzsche era stato fino allora in una forma assolutamente nuova, e soprattutto in una forma incompatibile con i canoni della filosofia occidentale. «Un libro per tutti e per nessuno» dice il sottotitolo: proprio perché obbliga il pensiero a parlare immediatamente, fuori da ogni tecnicismo, in una forma poetica e profetica, Zarathustra è sempre stato il libro più letto e venerato di Nietzsche, ma al tempo stesso è il suo libro di enigmi, protetto da saldi sigilli, un libro che sorprende e appare diverso ogni volta che lo si apre.
Nietzsche fu del tutto conscio di questo doppio carattere dello Zarathustra, e in certo modo di tutta la sua opera.
In una lettera del 1884 scriveva: «Chissà quante generazioni dovranno trascorrere per produrre alcune persone che riescano a sentire dentro di sé ciò che ho fatto! E anche allora mi terrorizza il pensiero di tutti coloro che, ingiustificatamente e del tutto impropriamente, si richiameranno alla mia autorità. Ma questo è il tormento di ogni grande maestro dell’umanità: egli sa che, in date circostanze del tutto accidentali, può diventare con la stessa facilità una sventura o una benedizione per l’umanità».
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