collettivo culturale tuttomondo Antonio Semproni (Italia)
Precario di Antonio Semproni (Italia)
Se precario deriva da preghiera
quanti altri ne occorrono
perché venga esaudita?
Se per ciascuno
si accendesse un cero
i padroni entrerebbero in chiesa
a pregare che i lumini non si spengano
dopo di che inginocchiati al confessionale
si sentirebbero bruciare
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immagine dal web
Antonio Semproni (1988): combatte la disparità di genere, ma sopra tutto generazionale.
Da buon ultratrentenne, sta con un piede in casa in affitto e con un altro in quella dei genitori. Ha pubblicato una raccolta di poesie in rima con Controluna edizioni (Rime in prima copia, 2020) e ha in cantiere una raccolta di racconti satirici. Sue poesie sono apparse sui blog La rosa in più e Niedern Gasse. Un suo racconto breve è comparso sul blog Gorilla Sapiens Finzioni.
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Del “fenomeno” precariato si parla ormai da più di vent’anni.
Una condizione che è stata spesso, nel tempo, associata al lavoro giovanile, in profonda crisi nel panorama occupazionale italiano. Quasi nessun giovane si aspetta, oggi, di poter accedere al mondo del lavoro con in mano già, alla prima esperienza, un contratto stabile.
Nascosto dietro al concetto di flessibilità, che nulla a che vedere con il precariato, il contratto a termine resta la finestra più diffusa per l’accesso al lavoro.
Senza scomodare i dati ufficiali, un rapido sguardo alle offerte di lavoro mostra subito un utilizzo eccessivo dei contratti a termine o, peggio, degli stage sottopagati o totalmente non retribuiti con “possibilità di stabilizzazione” che, spesso, si traduce in un licenziamento tout court e a norma di legge.
Che si tratti di una piccola e media impresa o di grandi multinazionali dal mercato fiorente, i contratti a tempo determinato o atipici la fanno da padrone. E ormai, sono in tanti a mostrare rassegnazione. Il contratto a tempo indeterminato è un obiettivo pressoché difficile da raggiungere.
In ogni settore, la proposta aziendale di un contratto della durata di un anno sembra una fortuna inestimabile, soprattutto per chi è rimasto imbrigliato nel sistema del precariato da decenni.