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Angeles Carbajal (Spagna)

28/05/2023 By carlaita

cctm collettivo culturale tuttomondo Angeles Carbajal (Spagna)

di Angeles Carbajal (Argüelles, Siero, 1959)

Alcuni pomeriggi della domenica hanno
occhi tristi.
È come se la
vita si fosse fermata per sempre in loro.
Gigli blu, pensieri,
rampicante silenzioso di caprifoglio;
gli umili fiori della stazione tremano.
Un treno si perde confuso in lontananza
ed è l’immagine di un tempo che non esiste;
un quadro, un’ inquietante eternità.
Un altro fischio e passa come le vertigini.
L’universo si precipita nel suo abisso.
Ma i volti dei viaggiatori
non sussultano, tutto sembra irreale,
strane figure
in un treno assurdo come la vita.
E i campi commuovono, il loro verde splendore è
pronto per qualcosa, qualcosa di bello,
qualcosa di felice. Commuove il verde solitario.
E nessuno sa quale strana luce cada sui muri.
Nessuno sa cosa stia cercando in quei pomeriggi,
né la ragione della sua insistente tristezza.
E nessuno sa perché
affoga il suo cuore senza nessuno.

da L’ombra di altri giorni, 2002
_
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de Angeles Carbajal (Argüelles, Siero, 1959)

Algunas tardes de domingo tienen
los ojos tristes.
Es como si en ellas
se hubiera detenido la vida para siempre.
Lirios azules, pensamientos,
silenciosa enredadera de las madreselvas;
las humildes flores de la estación tiemblan.
Un tren se pierde borroso en la lejanía
y es la imagen de un tiempo que no existe;
un cuadro, una inquietante eternidad.
Otro silba y pasa como el vértigo.
El universo se precipita en su abismo.
Pero los rostros de los viajeros
no se inmutan, todo parece irreal,
extrañas figuras
en un tren absurdo como la vida.
Y dan pena los campos, su verde esplendor
como dispuesto para algo, algo hermoso,
algo feliz. Da pena el verde solitario.
Y nadie sabe qué luz extraña se posa en las paredes.
Y nadie sabe 1o que busca en esas tardes,
ni la razón de su maniática tristeza.
Y nadie sabe por qué
le ahoga su corazón sin nadie.

de La sombra de otros días, 2002

_
foto:  Marat Safin – fair use

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Ángeles Carbajal (Argüelles, Siero, 1959) es licenciada en Historia del Arte por la Universidad de Oviedo.

Colabora con frecuencia en revistas literarias como Anáfora o Clarín, y dirige talleres de lectura y creación literaria. Pero Ángeles Carbajal es, por encima de todo, poeta. En castellano ha publicado hasta el momento La caligrafía de la distancia (1993) y La sombra de otros días (2002); y en asturiano En campu abiertu (2013), premiu Teodoro Cuesta de poesía, y L’aire ente la rama (Impronta, 2015), XX premiu Xuan María Acebal , y Meyor Llibru n’Asturianu según la prestigiosa Tertulia Malory.

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cctm.website

Alcuni pomeriggi della domenica

 

 
 

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Non ho mai capito dove finisce l’amore che non u Non ho mai capito dove finisce
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Vorrei, da brava massaia,
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Questo mondo è poi la loro patria, era comunque l’unica patria che noi eravamo disposti a riconoscere. Un minuscolo microcosmo, in cui ci si può sempre salvare dal mondo che crolla.

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E stavo per aggiungere: sono solo, è diverso.

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🍁🍂 🍁🍂
Qual è la parola per dire che non si hanno più s Qual è la parola per dire che non si hanno più sentimenti
negativi verso chi ti ha ferito?
Perdono, mi hanno risposto. Ma io volevo, al contrario, parlare
del rancore.
Questo è stato l’inizio e può valere come esempio.
Ogni giorno c’è una parola nuova di cui non ricordo il senso
e il cui suono tintinna un motivo percepito a brani
familiare una volta, ora perduto.
La sua luce abituale cade. Di colpo non importa,
provo rancore, perdono chi prova rancore, mi perdono?
C’è un alfabeto incomprensibile, un linguaggio dimenticato.
I nomi ruotano privi della loro materia fin dal mattino.
Come chiamare la stoffa bianca che il vento muove davanti
alla vetrata?
Tenda, tende. Il riso mi si annida in gola.
Lei, cioè io, tende a cosa?
Qui so rispondere: tendo alla terza persona
alla grazia sperimentata una volta sola
di un dolore sdoppiato e spinto fuori
poi fissato, ascoltato perfino nello scroscio delle lacrime
ma da un’altra me stessa
capace di lasciare la sua vecchia pelle sulla terra.

Antonella Anedda 

 foto © Nini Kubaneishvili
Devo fabbricarmi un sorriso, munirmene, mettermi s Devo fabbricarmi un sorriso, munirmene, mettermi sotto la sua protezione, frapporre qualcosa tra il mondo e me, camuffare le mie ferite, imparare, insomma, a usare la maschera. 

Emil Cioran
foto Saul Leiter
Fabio Magnasciutti Fabio Magnasciutti
Per riuscire a capire il mondo, a volte bisogna di Per riuscire a capire il mondo, a volte bisogna distrarsi.

Albert Camus

foto keristi  k
di Maya Angelou Ho imparato che qualsiasi cosa a di Maya Angelou 

Ho imparato che qualsiasi cosa accada, o per quanto l’oggi sembri insopportabilmente brutto, la vita va sempre avanti e il domani sarà  migliore.
Ho imparato che si può capire molto di una persona dalla maniera in cui affronta queste tre cose: una giornata piovosa, la perdita del bagaglio, l’intrico delle luci dell’albero di Natale.
Ho imparato, indipendentemente dal rapporto che abbiamo coi nostri genitori, che ci mancheranno quando saranno usciti dalla nostra vita.
Ho imparato che il semplice sopravvivere è diverso da vivere.
Ho imparato che la vita qualche volta consente una seconda chance.
Ho imparato che non si può affrontare la vita con i guantoni da baseball su entrambe le mani: si ha sempre bisogno di gettare qualcosa dietro le spalle.
Ho imparato che ogni volta che prendo una decisione col cuore, generalmente faccio la scelta giusta.
Ho imparato che anche quando ho delle sofferenze non devo essere una sofferenza.
Ho imparato che ogni giorno si dovrebbe uscire ed avere contatti con qualcuno.
Ho imparato che le persone gradiscono molto un abbraccio, o anche semplicemente una pacca sulle spalle.
Ho imparato che ho ancora molto da imparare.
Ho imparato che le persone dimenticheranno quanto hai detto, dimenticheranno quanto hai fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.

illustrazione Ofra Amit
Carezze, ecco. Io se fossi una mano sognerei care Carezze, ecco. 
Io se fossi una mano sognerei carezze, quel bel contatto che consola la pelle che le riceve e anche quella che le fa.

Sergio Claudio Perroni

Foto: Laura Makabresku
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