cctm collettivo culturale tuttomondo Alessandra Libutti (Italia)
La mamma si accasciò davanti a me, come un pupazzo di neve che si scioglie al sole. L’avevo vista farsi tutta bianca, e aggrapparsi al bracciolo della poltrona. «Corri a chiamare Amelia…» mormorò, poi più niente, solo silenzio e una chiazza rossa che si allargava intorno al vestito.
Io rimasi a osservarla, convinta che stesse giocando. «Mamma?» chiamai. Ma lei non rispondeva. Avevo solo tre anni e fissavo la macchia, ipnotizzata. Dopo un po’, persi interesse e mi misi a gironzolare per la casa finché non trovai qualcuno – non ricordo più chi. «La mamma non si sveglia» sussurrai.
Il messaggio dovette arrivare subito ad Amelia, la nostra cameriera, che comparve di corsa, ansimando. «Dove… dov’è?» chiese allarmata. Non risposi. Mi voltai e cominciai a trotterellare verso il salone. Lei mi seguì.
Appena la vide, Amelia lanciò un grido. Poi tutto accadde in una volta: passi affrettati, urla, ordini. La stanza si riempì di gente.
Io rimasi in un angolo, dimenticata, mentre intorno a me esplodeva un vortice di movimento. Amelia gridava, qualcuno correva a cercare il dottore, le cameriere si agitavano. A un certo punto, Amelia mi prese per mano. «Vieni, Livia, andiamo via di qui» mi disse, e io la seguii senza opporre resistenza. Mentre mi allontanavano dalla stanza, guardai la mamma ancora distesa a terra. Aspettavo che si alzasse. Che mi sorridesse. Che dicesse qualcosa. Ma lei non si muoveva.
Alessandra Libutti
incipit di La memoria del giglio, Rizzoli, 2025
“La memoria del giglio” narra la storia di una dinastia per certi versi fuori dal comune ma nel cui destino e nelle cui trame ogni lettore può riconoscere quei fili che uniscono, talvolta incatenano, i membri di una famiglia.
È un romanzo corale, nel quale convivono e si avvicendano col passare degli anni − sferzati dai grandi cambiamenti politici, sociali e culturali che hanno segnato la storia d’Italia dalla sua nascita al Secondo dopoguerra − personaggi incredibilmente vivi. Adele, che con la sua inaspettata forza fiorisce quando tutto sembra perduto e riesce a farsi carico della famiglia; Babà, che con intraprendenza e tenacia sfida l’amato padre e i pregiudizi che lui stesso – illuminato e progressista – non sapeva di custodire in fondo al proprio animo; Rina, dalla vita dolentissima e rabbiosa e, infine, Adriana, ultimo membro di una dinastia che sembra perduta perché perduto è il cognome, ma che torna, in realtà, a germogliare. A narrare è Livia, testimone perfetta perché osservatrice quasi esterna, che sceglie di restare fuori dal ritratto di famiglia per poi comprendere che ha lei stessa seguito e lasciato delle orme.
Alessandra Libutti, scrittrice e giornalista, laureata in Storia e Critica del Cinema, ha vissuto gran parte della sua vita in Gran Bretagna, prima di rientrare in Italia nel 2023.
Collabora con La Ragione e Il Foglio ed è co-fondatrice della rivista InOltre. È stata finalista al Premio Italo Calvino con il romanzo Thomas Jay (Fazi, 2012). Il suo secondo romanzo è La memoria del giglio (Rizzoli, 2025).
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cctm la memoria del giglio