cctm collettivo culturale tuttomondo Il dicembre del professor Corde

Corde, che in America conduceva la vita di un executive (non è forse un decano di collegio una sorta di funzionario esecutivo?), si trovava, ora, a sei-settemila miglia dalla sua base: a Bucarest, in pieno inverno, tappato in un appartamento vecchiostile. Tutti quanti, lì, erano gentili – amici e parenti, gente col cuore in mano – e Corde voleva loro bene, per lui erano “la vecchia Europa”. Però avevan le loro faccende, ciascuno il suo intenso da-fare. Non era, quella, una visita ordinaria. La madre di sua moglie era morente. Corde era venuto per dare conforto e sostegno. Senonché non poteva far molto, per Minna. C’era fra l’altro il problema della lingua. Lì pochi parlavano francese, anche meno l’inglese. Quindi Corde, il decano, trascorreva le giornate nella vecchia stanza di Minna, sorseggiando grappa alla prugna, sfogliando annosi libri, guardando dalla finestra gli edifici danneggiati dal terremoto, il cielo invernale, i grigi piccioni, gli alberi scapitozzati, gli squallidi tram arancion-rugginosi stridenti sulle curve.
Saul Bellow
da Il dicembre del professor Corde, Rizzoli, 1982
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foto: Mihai Petre, Piata Romana, Bucarest, 2012 – CC BY-SA 3.0
Saul Bellow (Lachine, Quebec, 10 giugno 1915 – Brookline, Massachusetts, 5 aprile 2005) è stato uno scrittore statunitense di origini canadesi.
Per la sua opera letteraria, Bellow è stato insignito del Premio Pulitzer, del Premio Nobel per la letteratura (1976) e della National Medal of Arts. Le sue opere più note includono Le avventure di Augie March, Henderson il re della pioggia, Herzog, Il dicembre del professor Corde, Il dono di Humboldt e Ravelstein.
Nelle parole del Comitato svedese per il Nobel, i suoi scritti mostrano “l’unione di un romanzo picaresco a una sottile analisi della nostra cultura, grazie ad avventure divertenti ed episodi tragici in rapida successione intervallati da conversazioni filosofiche, tutte sviluppate da un commentatore con un uso arguto della lingua e una visione penetrante delle complicazioni esteriori e interiori che ci spingono ad agire, o ci impediscono di agire, e tutto questo può essere considerato il dilemma del nostro tempo”. La complessità del suo stile narrativo, che alterna toni lirici e autobiografici ad altri più saggistici, deriva dalla ricchezza delle sue origini culturali, riconducibili alla tradizione realistica europea ottocentesca, al naturalismo americano e soprattutto agli elementi culturali ebraici, costantemente presenti nei suoi romanzi.
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