cctm collettivo culturale tuttomondo Goliarda Sapienza da Lettera aperta
Dunque, come vi ho detto, mi chiamo Goliarda e devo dire che quando scopersi che tutte le bambine si chiamavano Maria, Anna, Giovanna, rimasi un po’ male. Non osavo chiedere spiegazioni a nessuno, neanche al professore Jsaya e, anche se in casa avevo sentito dire che mi avevano chiamata così perché avevo avuto un fratello che si chiamava Goliardo e che era morto annegato prima che io nascessi, ciò non mi convinse per niente. E un pomeriggio, esasperata da questo nome che tutti, in cortile, al mare, notavano con meraviglia, cercai fino a notte sull’elenco telefonico di Catania, disperatamente, una sorella o un fratello che portasse questo nome. Dovetti accettare la realtà: non c’era nessuna Goliarda o Goliardo in tutta Catania, e per me in tutto il mondo. Ero sola. Cosa questa, che mi fece provare da quel giorno una grande pietà per questo mio fratello che si era chiamato Goliardo; e lo scelsi come morto al quale chiedere i regali il due di novembre. A poco a poco, mi feci la convinzione precisa che era annegato per il peso di quel nome.
Goliarda Sapienza
da Lettera aperta, Garzanti, 1967
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foto: Goliarda Sapienza
Goliarda Sapienza (Catania, 1924 – Gaeta, 1996) è stata una scrittrice e attrice italiana.
A partire dai sedici anni visse a Roma, dove studiò all’Accademia di Arte Drammatica. Negli anni Cinquanta e Sessanta recitò come attrice di teatro e di cinema lavorando, tra gli altri, con Luchino Visconti (in Senso), Alessandro Blasetti e Citto Maselli.
Al suo primo romanzo, Lettera aperta (1967), seguirono Il filo di mezzogiorno (1969), L’università di Rebibbia (1983), Le certezze del dubbio (1987) e, postumi, L’arte della gioia (1998), i racconti Destino coatto (2002), Io, Jean Gabin (2010), Il vizio di parlare a me stessa (2011), le poesie Siciliane (2012) e Ancestrale (2013), La mia parte di gioia (2013), Elogio del bar (2014), Tre pièces e soggetti cinematografici (2014), Appuntamento a Positano (2015) e Lettere e biglietti (2021).
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