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Gioconda Belli (Nicaragua)

13/11/2020 By carlaita

collettivo culturale tuttomondo gioconda belli rughe

di Gioconda Belli (Nicaragua)

Ricordo il terrore delle prime rughe.
Pensando: adesso sì. Già è arrivata l’ora.
Le linee delle risate marcate sulla mia faccia
anche attraverso della più assoluta serietà.
Io, di fronte allo specchio,
cercando di dissolverle con le mie mani,
lisciandomi le guance, una e un’altra volta ,
senza risultato.

Poi c’è stato il mio specchiarmi furtiva
nelle vetrine dei negozi
chiedendomi se la luce del giorno le avrebbe rese più evidenti,
se chi mi osservava dal lato opposto della strada
stava biasimando la mia incapacità a restare giovane,
incolume davanti allo scorrere del tempo.

Ho vissuto i primi segni dell’età
con la vergogna di chi ha fallito.
Come uno studente che non supera l’esame
e deve camminare per la strada
con i brutti voti esposti davanti a tutti

Noi donne ci sentiamo in colpa
per invecchiare,
come se passata la gioventù della bellezza,
poco ci restasse da offrire,
e dovremmo fare silenzio;
uscire e lasciare spazio alla giovinezza,
ai volti e i corpi innocenti
che non hanno ancora commesso il peccato
di vivere più in là dei trenta o i quaranta anni

Non so quando ho deciso di ribellarmi.
Non accettare che solo mi concedano come valore
i dieci o venti anni con la pelle di mela;
sentirmi orgogliosa dei segni
della mia maturità.

Adesso,
grazie a questi ragionamenti
ogni volta mi soffermo di meno
di fronte allo specchio.

Passo al di sopra
della comparsa delle
inevitabili linee
nella mappa della vita del volto

Dopo tutto,
l’anima,
fortunatamente,
è come il vino.

Che mi beva chi mi ama,
per assaporare me.

_
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_
de Gioconda Belli (Nicaragua)

Recuerdo el terror de las primeras arrugas.
Pensar: Ahora sí. Ya me llegó la hora.
Las líneas de la risa marcadas sobre mi cara
aun en medio de la más absoluta seriedad.

Yo, frente al espejo,
intentando disolverlas con mis manos,
alisándome las mejillas, una y otra vez,
sin resultado.

Luego fue la mirada furtiva de mi reflejo en los escaparates
preguntarme si la luz del día las haría más evidentes,
si el que me observaba desde la otra acera
estaría censurando mi incapacidad de mantenerme joven,
incólume ante el paso del tiempo.

Viví esas primeras marcas de la edad
con la vergüenza de quien ha fallado.
Como una estudiante que reprueba el examen
y debe caminar por la calle
con las malas notas expuestas ante todos.

Las mujeres nos sentimos culpables por envejecer,
como si pasada la juventud de la belleza,
apenas nos quedara que ofrecer,
y debiéramos hacer mutis;
salir y dejar espacio a las jóvenes,
a los rostros y cuerpos inocentes
que aún no han cometido el pecado
de vivir más allá de los treinta o los cuarenta–.

No sé cuándo dispuse rebelarme.
No aceptar que sólo se me concedieran como válidos
los diez o veinte años con piel de manzana;
sentirme orgullosa de las señales
de mi madurez.

Ahora,
gracias a estos razonamientos
cada vez me detengo menos
frente al espejo.

Paso por alto
la aparición de
inevitables líneas
en el mapa de vida del rostro.

Después de todo,
el alma,
afortunadamente,
es como el vino.

Que me beba quien me ame,
que me saboree.

 

libera traduzione: Dina Carruozzo Nazzaro

Photo by Михаил Секацкий on Unsplash

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