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Suonatina di pianoforte di Eugenio Montale (Genova, 1896 – Milano, 1981)
Vieni qui, facciamo una poesia
che non sappia di nulla
e dica tutto lo stesso,
e sia come un rigagnolo di suoni
stentati
che si perde tra le sabbie
e vi muore con un gorgoglio sommesso;
facciamo una suonatina di pianoforte
alla Maurizio Ravel,
una musichetta incoerente
ma senza complicazioni,
che tanto credi proprio
a grattare nel fondo non c’è senso;
facciamo qualcosa di “genere leggero”.
Vieni qui, non c’è nemmeno bisogno
di disturbar la natura
co’i suoi seriosi paesaggi
e le pirotecniche astrali;
ne’ tireremo in ballo
i grandi problemi eterni,
l’immortalità dello Spirito
od altrettanti garbugli;
diremo poche frasi comunali
senza grandi pretese,
da gente ormai classificata,
gente priva di “profondita’;
e se le parole ci mancheranno
noi strapperemo il filo del discorso
per svagarci
in un minuetto approssimativo
che si disciolga in arabeschi d’oro,
si rompa in una gran pioggia di lucciole
e dispaia lasciandoci negli occhi
un pullulare di stelle, un ossessione di luci.
Poi quando la suonatina languirà davvero
la finiremo come vuole la moda
senza perorazioni urlanti ed enfasi;
la finiremo, se ci parrà il caso,
nel momento in cui pare ricominciare
e il pubblico rimane con un palmo di naso.
La spegneremo come un lume, di colpo. Con un soffio.
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da Tutte le poesie, Mondadori, 2023
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Illustrazione Victoria Picini
Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981) è stato un poeta, scrittore, traduttore, giornalista, critico musicale, critico letterario e pittore italiano.
Tra i massimi poeti italiani del Novecento, già dalla prima raccolta Ossi di seppia (1925) fissò i termini di una poetica del negativo in cui il “male di vivere” si esprime attraverso la corrosione dell’Io lirico tradizionale e del suo linguaggio. Questa poetica viene approfondita nelle Occasioni (1939), dove alla riflessione sul male di vivere subentra una poetica dell’oggetto: il poeta concentra la sua attenzione su oggetti e immagini nitide e ben definite che spesso provengono dal ricordo, tanto da presentarsi come rivelazioni momentanee destinate a svanire.
Dopo La bufera e altro (1956) raccolta delle poesie degli anni della guerra (Bufera) e di quelli immediatamente successivi, per un decennio si dedica alla critica musicale, teatrale e letteraria, accantonando la poesia. Nel 1963 muore la moglie e ciò dà avvio a una fase di ripresa, in cui il poeta affronta nuovi temi e sperimenta nuovi stili: Satura (1971), Diario del ’71 e del ’72 (1973) e Quaderno di quattro anni (1977).
Nel 1967 è stato nominato senatore a vita e nel 1975 ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura. (fonte Wikipedia)
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