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Evagrio Pontico (Ibora, 345- Egitto, 399)

21/12/2019 By carlaita

centro cultural tina modotti Evagrio Pontico

Evagrio Pontico (Ibora, 345 – Egitto, 399) è stato un monaco, scrittore e asceta cristiano greco antico.  A lui si deve la prima classificazione dei sette peccati o vizi capitali.

Evagrio Póntico, o Evagrio el Monje, también apodado El solitario (345-399) fue un monje y asceta cristiano. Fue el autor de la primera lista de pecados capitales que se conoce, denominados por él vicios malvados.

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opera:  Erte, I Sette Peccati Capitali, Invidia, 1982

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Invidia:

L’invida è la tristezza che nasce nell’uomo nel constatare che altri individui hanno qualità o cose che lui non possiede.
L’invidia nasce dalla miseria interiore del paragonarsi agli altri, giudicandoli negativamente per quello che sono o hanno.
L’invidioso è felice quando agli altri la vita va male o perdono qualcosa che agli occhi degli altri e dell’invidioso li rende speciali per le loro qualità acquisite.
L’invidioso non lavora mai su di sé per sciogliere l’invidia che ha dentro affinché possa crescere, esprimersi ed ottenere con le proprie capacità quello che vuole, rimane nei sui limiti, sperando di vedere gli altri nella stessa sua miseria, in modo che gli altri non gli possano fare da specchio, nel quale vedrebbe riflessa la sua condizione spirituale e materiale nella quale vive.

Envidia

Desear lo que no tenemos, lamentar el éxito de los demás y sufrir por lo mal repartido son algunas de las características de la envidia. Y, honestamente, ¿quién no cayó alguna vez en este tipo de pensamientos? El mayor problema de estas emociones es la facilidad con que aparecen, tan espontáneas que hasta se vuelve natural vivir con ellas.

Pero el punto realmente serio es que, si dejamos que la envidia se instale como un modo natural de sentir, poco a poco, nos envuelve con sus redes. Es que nunca viene sola. Tiene aliados poderosos y nocivos: la bronca (“¡Qué injusta que es la vida!” o “Aquella persona no se merece todo lo que tiene”), la angustia e impotencia (“Pobre de mí; con lo que yo me esfuerzo y no consigo nada”), el sentimiento de inferioridad (“Yo nunca voy a poder alcanzar ese nivel”) e incluso el egoísmo, porque al no poder tolerar el bien y el éxito de los otros, lentamente, nos vamos convirtiendo en los únicos protagonistas de la historia; donde los demás ya no nos preocupan, sino que son solo “competidores”.

No por nada la envidia es uno de los siete pecados capitales y hasta ha sido tema central de discusiones y análisis por parte de grandes estudiosos a lo largo de la historia. Pero no solo el envidioso la padece, también su entorno. Según el filósofo español Fernando Savater “de la envidia se desprenden la mentira, la traición y el oportunismo. El envidioso contempla el bien como algo inalcanzable; las cosas son valiosas cuando están en manos de otro. Por eso es un pecado profundamente ‘insolidario’ que, sobre todo, tortura y maltrata al propio pecador, que termina siendo más desdichado que malo”.

 

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