cctm collettivo culturale tuttomondo Bruna Bianco a Giuseppe Ungaretti
Le mani con un tremito
del telefono stringevano il filo;
mi aveva poco prima
recato la tua voce
che mi diceva addio.
Un vagante raggio ebbe la luce,
tenue filo dell’anima
del mio bacio donato
solo dal desiderio.
Ma dall’esilio ci libererà
l’ostinato mio amore.
Bruna Bianco, 13 settembre 1966, dedicata a Giuseppe Ungaretti
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foto: Giuseppe Ungaretti e Bruna Bianco
Estate 1966. Per una serie di conferenze Giuseppe Ungaretti è in Brasile, una terra in cui ha abitato a lungo e a cui è particolarmente legato. Vestita di rosso, alla fine di un incontro pubblico gli si avvicina la giovane Bruna Bianco, che gli consegna alcune sue poesie: prende avvio così una relazione che – data la distanza – si esprimerà attraverso un fittissimo scambio epistolare.
Le quasi 400 lettere , gelosamente custodite per cinquant’anni dalla destinataria, raccontano la cronaca quotidiana di un amore impetuoso e travolgente, che riaccende nel poeta il desiderio di cantare e dà inizio a una nuova stagione creativa. Nella plaquette del 1968 dal titolo Dialogo, alla voce del poeta, che si firma Ungà come nelle lettere, seguono infatti le Repliche di Bruna. Donna reale, quindi, Bruna, ma al contempo figura poetica, musa, incarnazione della giovinezza al cospetto del «poeta antico». «Felice, e disperato d’esserlo», consapevole che il suo amare è una «smisurata demenza», Ungaretti racconta i pensieri, gli incontri, le delusioni, commenta quadri, mostre e letture, allega prove poetiche e di traduzione, guida la giovane sul sentiero della poesia. Ma affronta anche temi universali: il rapporto tra amore e morte, giovinezza e vecchiaia, e la forza sempre viva del sentimento e della poesia eternatrice.
Bruna Bianco (Cossano Belbo, 1940) è una poetessa e avvocato brasiliana di origine italiana.
Si trasferì in Brasile nel 1956 con la famiglia. Nel 1966 incontrò Giuseppe Ungaretti durante un ciclo di conferenze in Brasile, dando inizio a una intensa relazione sentimentale e letteraria durata circa due anni e mezzo. Da questo rapporto nacque un’opera poetica comune intitolata “Dialogo,” che esprime la consapevolezza che l’amore può estinguersi solo con la morte, e mette in luce una freschezza poetica insolita nei versi di Bruna che toccò profondamente Ungaretti.
Divenne poi un’importante avvocata a San Paolo e custodì gelosamente per anni un epistolario di oltre 300 lettere scambiate con Ungaretti, pubblicato postumo dal poeta e curato da Silvio Ramat.
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«Avevo conosciuto un uomo così totale che, pensai, avrei potuto presentarlo immediatamente a mio padre per annunciare che intendevo sposarlo. Ero turbata. Nessuno mai che mi avesse fatto vibrare così follemente al tocco di una mano». Bruna Bianco
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