collettivo culturale tuttomondo Bartolo Cattafi (Italia)
Come le cose di Bartolo Cattafi (Barcellona Pozzo di Gotto, 1922 – Milano, 1979)
Come le cose che vengono dal nulla
come la neve i passeri la pioggia
il polline emerso
dal mare spalancato della rosa.
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Like the things by Bartolo Cattafi (Italy, 1922 – 1979)
Like the things that come from nothing
like the snow the sparrows the rain
the pollen sprung
from the wide open sea of the rose.
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foto: Bartolo Cattafi, Messina, fotografato da Walter Mori per «Epoca», 1972
traduzione: Matilda Colarossi
Bartolo Cattafi (Barcellona Pozzo di Gotto, 6 luglio 1922 – Milano, 13 marzo 1979) è stato un poeta italiano.
Laureatosi in Giurisprudenza a Messina, dal 1947 visse tra Milano, dove lavorava come pubblicitario, e la Sicilia.
Il suo primo incontro con la poesia avvenne proprio nella sua terra nativa, dove nella primavera del 1943 trascorreva un periodo di convalescenza durante la seconda guerra mondiale. Quella «snervante primavera» fu per lui come rituffarsi in una seconda infanzia, ritrovandosi «a enumerare le cose amate, a compitare in versi un ingenuo inventario del mondo». Il tragico scatenarsi dei bombardamenti lo vide estraniato, con naturalezza, in un quadro bucolico inebriante: «Me ne andavo nella colorita campagna nutrendomi di sapori, aromi, immagini; la morte non era un elemento innaturale in quel quadro; era come un pesco fiorito, un falco sulla gallina, una lucertola che guizza attraverso la viottola». Nel 1951 pubblica la prima raccolta di versi, Nel centro della mano.
I viaggi che compì in Europa e in Africa diventarono i motivi ispiratori di alcune sue raccolte di poesie come Partenza da Greenwich del 1955. Silvio Ramat parla di «viaggio inteso come necessità biologica, di avventura e di verifica di una condizione umana, che altrimenti non arriva a scoprire il proprio valore, il proprio significato».
Nel 1964 con L’osso, l’anima, ottiene il premio Chianciano.
Quella di Cattafi è una poesia dai toni epigrammatici che fa spesso ricorso alla metafora del vuoto e della solitudine per delineare l’amaro bilancio di una generazione che ha vissuto la giovinezza durante il ventennio fascista, per poi assistere agli orrori della seconda guerra mondiale; una generazione che, a dirla con Giuseppe Amoroso, si pone “alla stregua di chi viene dopo il diluvio” … continua a leggere su Wikipedia
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