cctm collettivo culturale tuttomondo Andrea Zanzotto (Italia)
Dove io vedo di Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 1921 – Conegliano, 2011)
I
Favore, aroma appena
fiatato, estate che scuotesti
dal seno aperto di settembre
spighe ed erbe su tutta la terra
ed eccitasti l’immaturo sole
e il sudore benigno
e il pigro verdeggiare
d’uve tra argille e nubi,
breve fervore in cui mi riconosco
sopravvissuto, ovunque, ovunque l’occhio
mio già lebbroso accendi?
Non su tutta la terra,
non dovunque ma solo
dove oggi mi rinvenni,
dove scelse il mio cuore.
Tenerissima valle
che un filo di frescura apre a ricetto
di fragole e di gocciole,
alluso lume di mattina,
tu animato Soligo
poveri specchi e povere penombre:
dove sei che davanti a te e nel tuo
sottile definirti io sto per sempre e invano
ed invano ti parlo mio solo nutrimento?
Ma oggi qui accadesti, oggi dalie e campanule
e pioppi e astri sfarfallano
sui mellificanti paesaggi,
oggi trepidamente
guardo la valle
che per sempre amerò. Torrido e debole
settembre s’allunga dentro il nord
tra pomi azzurri, fino ai pomi azzurri.
Sovrabbondano i colli.
da Tutte le poesie, Mondadori, 2011

opera: Steve Henderson
Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011) è stato un poeta, italianista e partigiano italiano, tra i più significativi poeti italiani della seconda metà del Novecento.
Nel 1968 uscì il volume in versi La Beltà (tuttora considerata la raccolta fondamentale della sua opera) presentato a Roma da Pier Paolo Pasolini e a Milano da Franco Fortini, mentre il 1º giugno uscì sul Corriere della Sera una recensione scritta da Eugenio Montale sulla poesia di Zanzotto che, avendo già potuto conoscere alcuni versi del nuovo poeta, aveva scritto: “Zanzotto non descrive, circoscrive, avvolge, prende, poi lascia. Non è proprio che cerchi se stesso e nemmeno che tenti di fuggire alla sua realtà; è piuttosto che la sua mobilità è insieme fisica e metafisica, e che l’inserimento del poeta nel mondo resta altamente problematico e non è nemmeno desiderato[…] È una poesia coltissima, la sua, un vero tuffo in quella pre-espressione che precede la parola articolata e che poi si accontenta di sinonimi in filastrocca, di parole che si raggruppano per sole affinità foniche, di balbettamenti, interiezioni e soprattutto iterazioni. È un poeta percussivo ma non rumoroso: il suo metronomo è forse il batticuore[…] Una poesia inventariale che suggestiona potentemente e agisce come una droga sull’intelletto giudicante del lettore.” (fonte Wikipedia)
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