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Fabrizio De André a Senzapatria

20/04/2023 By carlaita

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Questo nostro mondo è diviso in vincitori e vinti, dove i primi sono tre e i secondi tre miliardi. Come si può essere ottimisti?

Fabrizio De André

da un’intervista a Senzapatria, 14 agosto 1991

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foto: Fabrizio De André

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Fabrizio De Andrè, “Faber” come lo soprannominò l’amico d’infanzia Paolo Villaggio, non ha quasi bisogno di presentazioni. È uno dei cantautori più celebri e significativi in ambito italiano e non solo e ha dato un apporto fondamentale per la valorizzazione della cultura ligure. È considerato parte della cosiddetta Scuola Genovese, di cui fanno parte, tra gli altri, Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi, Luigi Tenco.

Fabrizio Cristiano De André è nato nel quartiere di Genova Pegli il 18 febbraio del 1940. Durante i circa quarant’anni di attività ha inciso tredici album, più un consistente numero di singoli.

I critici considerano alcuni testi delle sue canzoni come vere e proprie poesie, tanto che questi sono stati inseriti in diverse antologie scolastiche. Ha dedicato moltissime delle sue opere alle storie di emarginati, ribelli, prostitute, toccando tematiche sociali con realismo e crudezza, mischiando influenze musicali internazionali con quelle mediterranee, soprattutto genovesi e talvolta napoletane (come in “Don Raffaè”).

Nel 1960 Fabrizio e Clelia Petracchi scrissero “La ballata del Miché”, considerata la prima composizione di Faber. Nel 1964 incise “La canzone di Marinella”, ispirata a un fatto di cronaca, che lo consacrerà al successo quando sarà interpretata da Mina. Negli anni ’70 De André si dedicò anche alla traduzione di canzoni di grandi artisti internazionali come Bob Dylan e Leonard Cohen.

Nel 1984, in collaborazione con Mauro Pagani, uscì un importante disco dedicato alla cultura mediterranea e cantato interamente in genovese: era nato “Creuza de mä”. L’album a tutt’oggi è considerato un capolavoro a livello internazionale nell’ambito della world music.

Fabrizio De Andrè morì a Milano l’11 gennaio del 1999. I funerali furono celebrati a Genova nella Basilica di Santa Maria Assunta in Carignano: circa diecimila le persone presenti, tra cui artisti, esponenti dello spettacolo e della politica. Le sue ceneri, secondo la sua volontà, furono sparse al largo di Genova, ma al Cimitero di Staglieno è tutt’oggi possibile visitare la sua tomba.

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