cctm collettivo culturale tuttomondo La voce di Teresa Wilms Montt: tra realtà storica e costruzione mitica
La voce di Teresa Wilms Montt: tra realtà storica e costruzione mitica di Alessandra Pelizzaro
Negli ultimi anni, una poesia che si apre con le parole «Sono Teresa Wilms Montt, e anche se sono nata cento anni prima di te» è stata frequentemente attribuita alla scrittrice cilena Teresa Wilms Montt. L’attribuzione è, tuttavia, priva di fondamento documentario e risulta incongruente rispetto allo stile e ai contenuti della scrittura di Teresa Wilms Montt. Il componimento non compare in alcuna delle opere dell’autrice, né trova riscontro nei suoi manoscritti o nelle edizioni critiche disponibili, né rispecchia lo stile, la struttura o il contenuto della sua scrittura. Si tratta dunque di un caso emblematico di appropriazione letteraria postuma, in cui una voce storicamente determinata viene trasfigurata per aderire a una narrazione simbolica del presente.
Il testo comunemente noto come Autodefinizione, costruito come una sequenza di affermazioni dal tono assertivo, ha iniziato a circolare in rete con sempre maggiore frequenza e ripreso da numerosi siti, blog e canali social che si occupano di letteratura e tematiche legate alla soggettività femminile.
La struttura discorsiva del testo attribuitole risulta funzionale a un consumo immediato e a una comunicazione simbolica semplificata, si situa agli antipodi rispetto all’universo espressivo di Wilms Montt. Il componimento risponde a una grammatica dell’affermazione e dell’identificazione, mentre la scrittura dell’autrice cilena si radica in un universo semantico fondato sul non-detto e sull’interiorità dolorosa.
Teresa Wilms Montt (1893-1921) è una delle personalità più originali e complesse della letteratura ispano-americana dei primi decenni del XX secolo. Figura ribelle, anticonformista e profondamente tormentata, nata in un ambiente aristocratico e conservatore, scelse consapevolmente di opporsi alle norme sociali imposte dal contesto culturale dell’epoca. Dopo una relazione extraconiugale, fu reclusa in un convento, privata della custodia delle figlie e infine costretta all’esilio. Si suicidò a Parigi nel 1921, all’età di ventotto anni.
La sua scrittura tra lirica, diario intimo e prosa poetica, si caratterizza per un lirismo visionario, attraversato da tratti mistici e da un’intensa tensione tra corporeità e aspirazione trascendente. Le sue opere non sono riconducibili a un impianto narrativo lineare né a dichiarazioni programmatiche, ma si costruiscono intorno a una continua interrogazione sull’io e sul dolore. I suoi testi rivelano una voce letteraria complessa, radicalmente incompatibile con la retorica semplificata del componimento erroneamente attribuitole. La scrittura autentica di Wilms Montt non si fonda sulla proclamazione, bensì sull’invocazione, sull’introspezione, sulla presenza silenziosa del dolore.
La sua è una parola che non rivendica, ma supplica; non dichiara, ma interroga. La scrittura di Teresa Wilms Montt rifiuta la semplificazione e si costruisce come un esercizio di introspezione interiore, che sottrae alla cronaca del dolore ogni forma di strumentalizzazione.
Le sue opere principali, tra cui Inquietudes sentimentales (1917), Los tres cantos (1917), En la quietud del mármol (1918) e Cuentos para hombres que son todavía niños (1918), testimoniano una visione del mondo permeata di tensioni spirituali, inquietudini esistenziali e riflessioni profonde sulla condizione femminile.
Nel 2024, l’editore Storie Effimere ha pubblicato Il cuore soffoca, la prima antologia italiana delle opere di Teresa Wilms Montt. Il volume, curato e tradotto da Alessandra Pelizzaro, raccoglie diari e testi poetici, tra cui Inquietudini sentimentali, A mani giunte, I tre canti e Dal diario di Sylvia. Questa pubblicazione rappresenta un importante contributo alla riscoperta dell’autrice nel panorama editoriale europeo, offrendo ai lettori italiani l’opportunità di accostarsi alla profondità stilistica di una voce ancora poco conosciuta.
Attribuire a posteriori testi apocrifi a figure storiche rappresenta un grave danno alterando profondamente l’identità dell’autrice e la trasmissione del patrimonio letterario. Così facendo si tende a sostituire la complessità della voce originaria con un’immagine idealizzata, funzionale a esigenze simboliche del presente. Riconsegnare senso e contesto alla sua voce non rappresenta soltanto un atto di rigore intellettuale, ma una forma di responsabilità nei confronti della memoria letteraria, capace di collocarla nel suo orizzonte storico, stilistico e biografico. Solo attraverso una lettura rigorosa e storicamente consapevole è possibile sottrarre la voce di Teresa Wilms Montt alla semplificazione contemporanea e restituirla all’intensità della sua verità poetica.
La figura di Teresa Wilms Montt merita di essere conosciuta e apprezzata per la sua autentica voce letteraria. Non c’è bisogno di aggiungere nulla, né di rivestirla con parole che non le appartengono: la sua autenticità risplende già pienamente nelle sue opere che offrono un’occasione preziosa di riflessione sulla condizione femminile e sulla ricerca di libertà in un contesto sociale restrittivo.
Leggerla davvero è l’unico modo.
Alessandra Pelizzaro si è laureata allo I.U.L.M. e ha conseguito un dottorato in Letterature Ispano-americane presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, con una tesi su Teresa Wilms Montt.
Traduttrice e docente di spagnolo, ha pubblicato il libro Diarios Públicos y Privados: Juana Manuela Gorriti y Teresa Wilms Montt (Renacimiento). Ha tradotto e curato la pubblicazione dei Diari e delle opere principali di Teresa Wilms Montt: Il cuore soffoca di Teresa Wilms Montt, Storie Effimere, 2024.
I suoi interessi di ricerca riguardano il genere epistolare, la scrittura autobiografica e il rapporto tra fotografia e scrittura. Si è particolarmente interessata alla poesia e agli autori della Generazione del ’27.
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foto: Teresa Wilms Montt
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