centro cultural tina modotti Riccardo Frolloni (Italia)
Movimientos I de Riccardo Frolloni (Italia)
Nos hicieron salir a todos después de la última mirada,
nunca había visto el jardín así, la gente
estaba de pie por todas partes, nos miraban a nosotros
medio tontos, atontados de llorar, así que
realmente algo había sucedido: primero
la espesura, el cielo, los álamos alrededor, los mismos.
Estaba mi hermana esperándome y con un respiro
recogí todo el aire de la casa, y aún era casa.
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Movimenti I di Riccardo Frolloni (Italia)
Ci fecero uscire tutti dopo l’ultimo sguardo,
non avevo mai visto il giardino così, la gente
stava in piedi dappertutto, guardavano noi
mezzi scemi, rimbambiti dal piangere, allora
davvero qualcosa era accaduto: prima
la macchia, il cielo, i pioppi intorno, gli stessi.
C’era mia sorella ad aspettarmi e con un respiro
raccolsi tutta l’aria di casa, ed era ancora casa.
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Traduzione: Antonio Nazzaro
Foto: Riccardo Frolloni
Riccardo Frolloni: nasce nel ’93 a Macerata.
Laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bologna, pubblica la sua prima opera “Languide Istantanee Polaroid” (Affinità Elettive Edizioni, vincitore premio “Le Stanze del Tempo” 2014 e finalista premio “Elena Violani-Landi”), con una nota di Davide Rondoni.
Dal 2018 è Direttore del Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna. Ha lavorato per la School of Continuing Studies dell’Università di Toronto.
La poesia di Frolloni ha sì l’istantanea brevità di certe polaroid (termine che risulta già antiquato visto lo sviluppo attuale dei marchingegni) ma queste parole hanno, per così dire, un tempo lungo, un loro movimento interiore.
Un fiore che si apre in un infinito rallenty. O qualcosa che ha che fare con un tempo amniotico. Quel che lui stesso chiama Storia, con una maiuscola che compie un gesto di verticalità timida.
Qui va in scena l’estremo segno, o singhiozzo, quasi una supplica, di quella che Montale chiamava poesia di inappartenenza.
La voce poetica è di un soggetto che cerca un tu in cui ricominciare sempre, in cui confondersi e rifarsi. In questa supplica a un tu – d’amante, madre, amica – di rifarsi grembo, di farsi come un Dio origine di io (non so la differenza, dice sinceramente il poeta misurando tutto il proprio caos) ci sta una sperduta traccia della verità ultima del vivere: io sono Tu che mi fai… Traccia oscurata, violentata in questa epoca di autosufficienza e autodeterminazioni presunte, quasi derisa da una maschera d’uomo che pretende di nascere da se stesso, dai propri desideri e non dall’amore altrui.
Ci sono momenti di assoluta delicatezza percettiva. E altri di radicale violenza. Un libro di sicuro talento, di deviazioni interessanti rispetto ai canoni e ai loro cascami.
Porta una luce dura, preziosa, in questi diluvianti tempi di passaggio. Davide Rondoni
Ci fecero uscire tutti … Nos hicieron salir a todos … di Riccardo Frolloni