centro cultural tina modotti Ksenja Laginja (Italia)
de Ksenja Laginja (Italia)
Inacabados y raros
como el vanadio
somos metales soldados
en la rabia, proceso
oxidativo en exilio.
Química atómica veintitrés
la balanza se inclina
nombra 50,94.
tienen peso las vocales
perduran sobre la letra
la consonante en vilo
en la periódica derrota.
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di Ksenja Laginja (Italia)
Incompiuti e rari
come il vanadio
siamo metalli saldati
nella rabbia, processo
ossidativo in esilio.
Chimica atomica ventitré
la bilancia pende
nomina 50,94.
Hanno peso le vocali
indugiano sulla lettera
la consonante in bilico
nella periodica sconfitta.
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Traduzione: Antonio Nazzaro
Foto: Ksenja Laginja by Margherita Marchese Scelzi
Ksenja Laginja (Genova, 1981) vive e lavora a Roma dove alterna alla sua attività letteraria una ricerca sull’illustrazione di matrice Sci-Fi/Surrealista.
Nel 2005 ha esordito con la sua prima silloge poetica Smokers die younger per Annexia edizioni. Finalista al Premio Ossi di Seppia (XX edizione), ha collaborato con NiedernGasse e Words Social Forum, ed è redattrice di Bibbia d’Asfalto. Nel 2015 ha pubblicato la silloge Praticare la notte per Ladolfi Editore e nel 2016 è stata selezionata come autrice nell’antologia Zenit Poesia vol.2 edito dalla casa editrice La Vita Felice.
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Ciao Ksenja, il tuo nome e il tuo cognome incuriosiscono. Quali sono le tue origini?
Sono nata a Genova, da madre trentina e padre istriano di Pola, l’attuale Croazia, da qui deriva il mio nome. La mia non è stata una famiglia nel senso materiale del termine, mio padre se ne andò alla mia nascita, quindi non posso dire di conoscerlo bene, anzi, a dirla tutta la prima conoscenza risale ai miei sedici anni. Prima di allora non avevo mai visto una sua fotografia. Fisicamente sono la sua fotocopia.
Ero cresciuta nel mito/orrore di una visione, quella di mia madre, senza conoscerne il volto e tutto quello che si portava dietro. Non ho avuto una reale occasione di conoscerlo come avrei desiderato, quindi ho sempre avuto la sensazione di essere divisa a metà tra due culture. Mio padre arrivò a Genova per motivi di lavoro e conobbe mia madre, che a sua volta si era trasferita lì per studiare e lavorare. Diciamo che le cose non vanno mai come te le aspetti, ma tutto insegna qualcosa.
Il mio nome ha una radice greca dai molteplici significati, primo su tutti “straniera”, poi c’è la xenia che riassume il concetto di ospitalità e dei rapporti tra ospite e ospitante nel mondo greco antico.