collettivo culturale tuttomondo Cinzia Marulli (Italia)
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Con la penna in mano
scavare tra le costole
un violino urla
lo sconcerto del vuoto
il dolore è una cosa solida
quando afferra
sono le mani a lasciare la presa.
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da Autobiografia del silenzio, La Vita Felice, 2022
immagine: Patrizia Impagnatiello
Cinzia Marulli ha studiato sino-indologia all’Università La Sapienza di Roma.
Ha fondato e cura il blog letterario ParolaPoesia. Per la casa editrice La Vita Felice cura la sezione poesia ispano-americana della collana Labirinti insieme al poeta cileno Mario Meléndez e per le Edizioni Progetto Cultura ha fondato e cura la collezione di quaderni di poesia Le gemme.
È collaboratrice della rivista Altazor (www.revistaaltazor.cl) della Fondazione Vicente Huidobro.
Per la sua attività di diffusione della poesia ha vinto il Premio Prata alla cultura.
La sua poesia è stata tradotta in molte lingue e pubblicata in vari paesi.
In Italia ha pubblicato i libri di poesie: Agave (LietoColle – 2011) con prefazione di Maria Grazia Calandrone; Las mantas de Dios (Progetto Cultura – 2013) in edizione bilingue italiano–spagnolo con traduzione di Emilio Coco e prefazione di Mario Meléndez; Percorsi (La Vita Felice – 2016) con prefazione di Jean Portante; La casa delle fate (La Vita Felice 2017) con postfazione di Marco Antonio Campos.
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La penna scava nel corpo, si scontra con le punte aguzze del dolore e incide la materia pulsante – agglomerati e filamenti – che emette colpi, si dilata insinuandosi e solo a volte, tra l’indistinto e l’inatteso, manda segnali alle terminazioni nervose.
In Autobiografia del silenzio Cinzia Marulli narra di uno strappo dilaniante, di una ferita taciuta e irreversibile, di un silenzio lunghissimo, nato da quella devastazione e dall’orrore che ne è derivato.
Narra, tuttavia, anche della coscienza, forse lenta o addirittura lentissima, lunga decenni, che si fa strada, scava nel dolore, il quale, a sua volta, «è una cosa solida», che afferra e può annientare.
Con la penna, la coscienza incide quella massa che pulsa cupa e indistinta, affronta l’urlo, acuto come una nota sprigionata da un violino. È un urlo che sfugge a ogni pianificazione di equilibrio, a ogni tentativo di sordina.
La coscienza è scelta – un azzardo, un rischio di cui conosce le insidie – oltre il vuoto, oltre il suo sconcerto.
Essa scrive, infine, liberando la parola. Questa sfugge dalla morsa della violenza imposta, dalla vergogna che per un tempo dilatato ha generato il mutismo; non tace più l’osceno, non lo copre di silenzio, ma, esponendolo, lo supera, in virtù di un’altra forza, tenace e chiara: il bene.
(by Anna Maria Curci)
collettivo culturale tuttomondo Cinzia Marulli (Italia)